Aprile 2008. Caso Sankara, cambiamento all’ONU.
Dopo aver dato ragione alla famiglia, l’Alto Commissariato dei diritti dell’ONU si dice ormai soddisfatto del Governo burkinabè
Avevamo già ricevuto la notizia che ci aveva reso alquanto perplessi, dal GRILA (Gruppo di Ricerca e d’iniziativa per la liberazione dell’Africa)
Il GRILA anima la campagna di giustizia per Thomas Sankara. Attendevamo il comunicato ufficiale per farvi partecipi. Il comunicato seguente è apparso sul quotidiano di governo Sidwaya il 2 maggio vedere all’indirizzo http://www.lefaso.net/spip.php?article26619&rubrique45
Il Segretariato dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, Alto Commissariato dei diritti dell’uomo, presenta i suoi complimenti alla missione permanente del Burkina Faso presso l’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra e si pregia di riferirsi alla procedura in seguito alla comunicazione riguardante il Protocollo facoltativo al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici.
Il Segretariato desidera informare lo stato in causa, riguardo alle Decisioni prese dal Comitato nel quadro dell’esame delle risposte degli Stati chiamati in causa a seguito di Constatazioni del comitato, adottate durante la 92 sessione del Comitato, dal 17 marzo al 4 aprile 2008.
In quanto alla nota a verbale del 30 giugno 2006 nella quale lo stato in causa ha fornito le notizie riguardanti la comunicazione n°1159/2003, presentata al Comitato a nome della Sig.ra Mariam Sankara ed altri, "Il Comitato si congratula della risposta dello stato in causa riguardo al seguito dato alle sue constatazioni. Prende nota dell’argomentazione degli autori secondo la quale l’unico ricorso utile nella fattispecie consiste nell’aprire un’inchiesta sulle circostanze della morte del Sig.Sankara ma ricorda che il ricorso raccomandato dal Comitato non faceva espressamente menzione di una tale inchiesta.
Ricorda anche che le sue decisioni non sono suscettibili di ricorso e che ne è parimenti delle sue raccomandazioni.
Il Comitato considera il ricorso dello stato chiamato in causa come soddisfacente ai fini del seguito delle sue constatazioni e non ha intenzione di esaminare oltre questa domanda in merito alla procedura da seguire.”
21 aprile 2008, Nazioni Unite, Alto Commissariato dei diritti dell’uomo
Aspettiamo altre informazioni ed in particolare speriamo di ottenere i documenti di governo come quelli degli avvocati della famiglia che hanno preceduto questa decisione ma questa appare indiscutibilmente in contraddizione con la decisione del 5 aprile 2006 (vedere all’indirizzo)
http://thomassankara.net/?p=0159
Infatti il Comitato dei Diritti dell’uomo dell’ONU chiedeva allo stato burkinabé di delucidare l’assassinio di Thomas Sankara, di fornire alla famiglia i mezzi di una giustizia imparziale; di rettificare il suo certificato di decesso, di dimostrare il luogo della sua sepoltura, di indennizzare la famiglia del trauma subito, di evitare si riproduca una simile tragedia, e di divulgare pubblicamente la decisione del comitato.
Cosa si è prodotto successivamente?
– Il certificato di decesso è stato rettificato semplicemente con il ritiro della citazione di "morte naturale" senza che sia stata fornita una precisione sulle circostanze della sua morte.
– Nessuna prova è stata data riguardo al luogo della sepoltura.
– La famiglia si è vista proporre un’indennità ma sembra che, secondo il comunicato sotto riportato, i membri della commissione fossero male informati della somma proposta, poiché alcuni periti avevano aggiunto uno zero in più, (434 milioni FCFA al posto di 43 milioni FCFA).
Riporteremo di seguito il comunicato del GRILA.
– Per quanto riguarda l’inchiesta, la dichiarazione del 5 aprile dichiarava certo che:
“Il Comitato ha valutato che il decesso di Thomas Sankara che avrebbe potuto costituire violazioni di parecchi articoli del Patto, era
sopraggiunto il 15 ottobre 1987, e dunque prima dell’entrata in vigore del Patto e del Protocollo facoltativo per il Burkina Faso[1]”. (articolo 6.2) ma l’articolo 12.2 stipula: "Per quanto riguarda la violazione dell’articolo 7, il Comitato comprende l’angoscia e la pressione psicologica cui la Sig.ra Sankara ed i suoi figli, famiglia di un uomo ucciso nelle circostanze contestate, hanno sofferto e soffrono ancora perché ancor oggi non conoscono le circostanze che hanno circondato il decesso di Thomas Sankara, né il luogo preciso dove le sue spoglia sono state ufficialmente sepolte [10].
La famiglia di Thomas Sankara ha il diritto di conoscere le circostanze della sua morte[11], ed il Comitato ricorda che ogni imputazione contro gli atti proibiti dall’articolo 7 del Patto deve essere oggetto di inchieste rapide ed imparziali delle autorità competenti[12].
Di più, il Comitato annota, come ha fatto all’epoca delle sue deliberazioni sull’ammissibilità, la non rettificazione dell’atto di morte di Thomas Sankara del 17 gennaio 1988, stabilendo una morte naturale contrariamente ai fatti di notorietà pubblica e come attestato dallo Stato parte in causa.
“Il Comitato considera che il rifiuto di condurre un’inchiesta sulla morte di Thomas Sankara, il mancato riconoscimento ufficiale del luogo della sua sepoltura e la non rettificazione dell’atto di decesso, costituiscono un trattamento disumano nei riguardi della Sig.ra Sankara ed i suoi figli, contrari all’articolo 7 del Patto."
In questo modo l’inchiesta non è espressamente ordinata per il solo fatto che l’assassinio di Thomas Sankara ha avuto luogo prima della firma del Patto Internazionale relativo ai diritti civili e politici per il Burkina mentre invece il Comitato dei diritti dell’uomo aveva riconosciuto il diritto della famiglia di Sankara di conoscere le circostanze della morte non si vede come se non attraverso un’inchiesta.
I termini sono sufficientemente espliciti affinché, ogni individuo che comprende il francese, interpreti questa dichiarazione come una domanda allo Stato burkinabé di procedere ad una inchiesta.
Ancora più inquietante, oltre il fatto di non conoscere la somma proposta dallo Stato alla famiglia, un precedente comunicato del Comitato dei diritti dell’uomo dell’ONU faceva riferimento ad una condanna a morte di Thomas Sankara (vedi il comunicato del GRILA di seguito) cosa che dimostrerebbe un’ignoranza, totale del dossier da parte di certi periti.
Non si può neanche concludere che questo rovesciamento di posizione, noi lo consideriamo in ogni caso come tale, sia una questione di diplomazia internazionale.
Il Burkina è oramai considerato come il portatore di pace della regione, poiché si è implicato nella pacificazione della Costa d’Avorio come nei negoziati tra i clan Eyadema e l’opposizione in Togo.
Peraltro, il Burkina è diventato membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel gennaio 2008 ed partecipa attivamente alle operazioni di mantenimento della pace.
Possiamo rilevare che il comunicato dell’Alto Commissariato dei diritti dell’uomo dell’ONU, relativo al caso Sankara è stato pubblicato la vigilia della la visita di due giorni di Ban Ki-Moon segretario generale dell’ONU e di sua moglie in Burkina.
Sembra dunque che la diplomazia abbia avuto ragione sulla verità storica e sulla necessità per il popolo burkinabé e per tutti quelli che hanno visto nella rivoluzione burkinabé una speranza per tutta l’Africa, come per il famiglia Sankara, di conoscere la verità sulla morte di Thomas Sankara.
Tuttavia nessuno ha dimenticato il ruolo giocato dal Burkina di Blaise Compaoré nei conflitti in Liberia, in Sierra Leone e in Angola, prolungando le sofferenze per le popolazioni di questi paesi.
Occorrerà che un giorno le responsabilità siano riconosciute ufficialmente. L’ONU l’aveva fatto tuttavia a suo tempo denunciando le implicazioni del Burkina minacciandolo anche di boicottaggio.
Bisogna dimenticare tutto questo?
Comprendiamo la necessità di fermare i conflitti attuali e la loro parte di sofferenza per le popolazioni mentre i dirigenti ne approfittano per arricchirsi, ma sarebbe un errore per l’ONU farsi complice dell’impunità.
Sia quel che sia sappiamo che un’inchiesta in Burkina si sia rivelata fino ad ora impossibile.
Se prendiamo ad esempio l’assassinio di Norbert Zongo, lo Stato e la giustizia burkinabé si sono rivelati incapaci di concludere né di giungere alla verità sull’assassinio, l’ultimo processo è finito con un non luogo a procedere.
Non si vede come lo stato burkinabé e la sua giustizia potrebbero svelarci la verità sull’assassinio di Thomas Sankara.
Il solo modo di scoprire la verità sarebbe di affidare l’inchiesta ad una autorità indipendente.
Ma quale?
Visibilmente l’Alto Commissariato dei diritti dell’uomo dell’ONU, contaminato probabilmente da considerazioni diplomatiche se non da reti franco-africane di cui la diplomazia francese ha appena confermato la persistenza con l’affare Jean Marie Bockel destituito per avere dichiarato di volere mettere fine alla politica franco-africana, rischia così di vedersi imputato di volere dimenticare il passato ed abbandonare la famiglia al suo smarrimento e rendersi così complice dell’impunità che regna in Burkina Faso.
Nell’attesa, compete alla società civile cercare la verità.
Chiamiamo dunque chiunque in possesso di notizie sull’assassinio di Thomas Sankara di renderle pubbliche, o a farle pervenire alla CIJS attraverso il GRILA, (e-mail di seguito), o agli animatori del sito thomassankara.net.
BJ traduzione Paricia Donatello
Notizie complete sul caso Sankara nella rubrica a lui dedicata all’indirizzo:
http://thomassankara.net/?p=0159 e sul sito del GRILA all’indirizzo: http://www.grila.org/index_fr.htm
Di seguito il comunicato del GRILA pubblicato il 16 aprile prima della pubblicazione del comunicato delle Nazioni Unito, Alto Commissariato dei diritti dell’uomo.
Comunicato del GRILA datato 14 aprile 2008
Affare Sankara verso Compaoré: Proseguire la lotta contro l’impunità in Africa e nel diritto internazionale
Al termine della sua 92 sessione, compiuta questo mese di aprile 2008, il Comitato dei diritti dell’uomo dell’ONU nel caso Sankara ha deliberato che lo stato in causa del Burkina Faso aveva adempiuto con soddisfazione alle sue esigenze.
Thomas Sankara, primo Presidente del Burkina Faso, ha incarnato uno sviluppo autocentrato e panafricano. È stato assassinato a 37 anni, insieme ad una decina di suoi compagni, senza sia stata emessa in quel giorno nessuna giustificazione ufficiale.
Nel 1997, la CIJS Campagna internazionale giustizia per Sankara, iniziava a nome Mariam Sankara sua vedova e dei suoi bambini una procedura giudiziale, prima d’essere respinta da tutte le istanze giuridiche del Burkina Faso per non avere depositato alla cancelleria 5000fcfa (15 $circa), somma oltretutto da cui era dispensato uno dei querelanti perché minorenne. A quell’epoca l’istruzione era già costata alla famiglia 1 milioni di Franchi.
Di fronte alla mancanza di indipendenza giudiziale della magistratura del Burkina, il 15 ottobre 2002, la CIJS ha portato l’affare davanti al Comitato dei diritti dell’uomo dell’ONU. La rivendicazione della CIJS si articola sulla violazione da parte del Burkina Faso, dei suoi impegni nei confronti del Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici ed ai suoi due Protocolli. Nel 2005, il Comitato dei diritti dell’uomo dell’ONU ha pronunciato il suo verdetto storico in favore della CIJS. In Africa, fu un precedente contro l’impunità in quanto il comitato riconosceva in questi termini il diritto della famiglia di conoscere le circostanze della morte di Sankara e di ottenere giustizia: "il rifiuto di condurre un’inchiesta sulla morte di Thomas Sankara, il mancato riconoscimento ufficiale del luogo della sua sepoltura e la non-rettifica dell’atto di morte costituisce un trattamento disumano a riguardo della Sig.ra Sankara ed i suoi figli, contrario all’articolo 7 del Patto. Par. 12.2 la famiglia di Thomas Sankara ha il diritto di conoscere le circostanze della sua morte (.) Il Comitato considera che il rifiuto di condurre un’inchiesta sulla morte di Thomas Sankara, il mancato riconoscimento, ufficiale del luogo della sua sepoltura, e la no-rettifica di Patto di decesso costituiscono un trattamento disumano al riguardo della Sig.ra Sankara e dei suoi figli..)".
I periti avevano raccomandato paradossalmente solamente due cose; il riconoscimento del luogo di sepoltura ed un compenso.
Il Burkina non ha portato nessuna prova per giustificare il luogo di sepoltura. La somma offerta come indennizzo alla famiglia, minimo rispetto alla pensione legittima del defunto Sankara, totalizzava quarantatremilioniquattrocentoquarantacinquemila (43.445.000 Franchi CFA, – 66.231,475 Euro, – 65.000 $. (1 CFA Franco BCEAO = 0.001524 Euro). Alcuni periti hanno stimato che la somma di 650 000 $- 434 450 000 FCFA era più che generosa e che lo stato in causa, eliminando la parola "naturale" dal certificato di decesso, dimostrava un grande sforzo.
La CIJS si è fatta carico di rettificare la cifra, chiarendo che c’era un 0 di troppo, che eliminare la parola "naturale" non spiegava in alcun modo le circostanze della "morte" di Sankara, che non era stata prodotta alcuna prova del luogo esatto della sua sepoltura e soprattutto che il diritto di inchiesta che avevano riconosciuto e l’ordine di procedimento del procuratore dovevano essere rispettati.
Ma l’ONU, a dispetto di queste rettifiche, ha considerato che lo stato ha adempiuto alle sue esigenze
come si poteva leggere anche con stupore in un comunicato stampa interno dell’ONU questo:
http://www.un.org/News/fr-press/docs/2007/DHCT690.doc.htm
"(Facendo seguito delle rivendicazioni contro il Burkina Faso) il Comitato ha deciso di non chiudere il dossier Sankara (Thomas), Presidente della Repubblica del Burkina Faso che è stato condannato alla pena di morte quindi eseguita. Il Comitato aveva raccomandato che i suoi aventi diritto percepiscano i risarcimenti del danno e si abbia un riconoscimento ufficiale del luogo della sua sepoltura, ha ricordato M. Shearer.
E’ così che il paese ha riconosciuto indirettamente il suo errore, versando importanti risarcimenti alla famiglia ed annunciando che un monumento sarebbe stato eretto in memoria di M. Sankara che è stato innalzato alla stregua di eroe nazionale.
Ma, poiché la famiglia aveva insistito affinché fosse condotta una inchiesta pubblica per stabilire le circostanze del decesso, il Comitato ha deciso di continuare a studiare il caso in attesa della risposta dello stato in causa alla domanda sul test del DNA".
Il GRILA è determinato a proseguire la sua lotta contro l’impunità in Africa e nelle giurisdizioni internazionali.
Ne approfitta per deplorare il posto d’onore offerto da Radio Canada in partnernariato con Vues d’Afrique, alla sposa del presidente del Burkina Faso, la Sig.ra Compaoré.
Il GRILA ricorda che il FESPACO che ospita Vues d’Afrique è stato promosso dal regime Sankara. Quest’ultimo è stato probabilmente il migliore avvocato della condizione femminile in Africa. Patrocinare quindi questa conferenza sotto l’egida "delle costrizioni fatte alle donne” non deve fare dimenticare che una di queste costrizioni, l’assassinio di persone care, è fatta in tutta impunità e soprattutto, per tutte queste donne, vi è l’incapacità di ottenere giustizia nel loro paese. Una di queste donne si chiama Mariam Sankara, sostituita nel sangue, dalla Sig.ra Chantal Compaoré.
Lei incarna anche un regime che viola, in tutta impunità, i diritti delle persone e il cui stile di vita stona con quello dei burkinabé che hanno protestato nell’ultima settimana con scioperi nazionali di 48 ore.
grilacan@gmail.com admin@grila.org 514 499 3418
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