Giornalista – Sotto il C.S.P, avevate promesso di rimettere il potere ad un’autorità civile eletta…

Thomas Sankara – Esattamente. All’indomani del 7 novembre 1982 avevamo espresso questa intenzione. Eravamo coscienti che il Consiglio di Salute del Popolo non era in grado, per sua natura, di mantenere a lungo e nell’armonia il potere esercitandolo con efficacia. Ciò, a causa di contraddizioni che io qualificherei originarie e che trovano la loro spiegazione nell’eterogeneità del nostro gruppo. In particolare, il suo funzionamento era già avviato e limitato.

Noi allora pensavamo che, con il nuovo spirito progressista che si sarebbe instaurato in Alto-Volta, altri civili sarebbero strati in grado di assicurare l’alternanza nella continuità.

Anche lì, peccammo di un eccesso di ingenuità e perdemmo di vista che il nuovo spirito, al più, poteva solo nascere a livello ufficiale. Questo non è assolutamente sufficiente, si può solo dire che: il popolo sembrava assente da queste considerazioni.

Noi speravamo che, liberati dalle divisioni di un recente passato, i civili potessero gestire il potere a beneficio di tutti i democratici, di tutti i progressisti e degli stessi rivoluzionari voltaici.

La storia ci ha dimostrato che avevamo torto.

Vi risponderò molto francamente, in questo momento noi non pensiamo che si debba necessariamente consegnare il potere ai civili come se questo potere appartenesse attualmente ai non-civili, cioè esclusivamente ai militari. Noi non diciamo più di consegnare il potere ai civili poiché, i civili hanno già il potere.

E noi non diciamo nemmeno più che occorra toglierlo ai militari, perché i militari ci saranno sempre. Tuttavia, io vi dirò che il potere è chiamato ad evolvere in modo qualitativo. E la sua qualità sarà data dai suoi uomini e non dalle loro professioni.

Giornalista – Ad ogni modo, voi non potete fare a meno del concorso dei civili.

Thomas Sankara – la vostra osservazione è strana. Voi persistete nel voler fare una distinzione tra civili e militari nell’esercizio del potere e nella costruzione del destino del nostro popolo. Io non ho mai percepito la realtà voltaica sotto questo aspetto. Civili o militari, noi tutti facciamo parte dello stesso popolo e portiamo avanti le stesse lotte.

Perché mai civili e militari dovrebbero opporsi gli uni agli altri?

E andrò ancora oltre : noi pensiamo che un esercito neocoloniale come il nostro, che ha subito le trasformazioni imposte dalle varie crisi sociali dell’evoluzione socio-politica dell’Alto-Volta, ebbene questo esercito non può più definirsi un’entità distinta, separata dal popolo. Non può più essere concepita neppure come insensibile alle aspirazioni delle masse popolari. Al contrario.

La compenetrazione “esercito/popolo“ è tale che, i militari voltaici vivono le stesse realtà e sono sensibili alle stesse necessità dei civili che affiancano e con i quali discutono ogni giorno. >>

Lunedì 26 Settembre 1983
N° 305 Africa-Asia
Dodici ore con Thomas SANKARA
– http://thomassankara.net/?p=619

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