Francia e Usa si decidano ad aprire i loro archivi, 22 anni dopo il crimine più infame organizzato in Africa: l’omicidio del presidente Thomas Sankara, eroe nazionale dell’indipendenza del Burkina Faso, la “terra dei puri” liberata dal giogo coloniale e imperialistico, all’epoca in cui ancora si chiamava Alto Volta. Il missionario italiano Alex Zanotelli è fra le personalità che hanno ora sottoscritto il clamoroso appello internazionale per giungere finalmente alla verità (giudiziaria, storica e politica) sulla tragica fine di Sankara e del suo straordinario esperimento di liberazione.
«Era un presidente che girava in Renault 5», ha ricordato Silvestro Montanaro nel reportage “Ombre africane”, in onda su RaiTre il 15 luglio 2009. «Acqua, cibo, Sankara 5sanità, istruzione furono garantiti alla sua gente, nel paese più povero del mondo, in soli 4 anni di rivoluzione». Combattendo per la grande causa dell’Africa, Sankara fu il primo ad affrontare il problema della deforestazione sotto la minaccia dell’avanzata del deserto, «perché la siccità, il deserto e la fame ancora oggi si fanno beffe delle frontiere nazionali».
«Cè tutta una generazione di giovani in Africa e in tutto il mondo che vede nell’esempio di Thomas Sankara la possibilità di un destino di dignità e di orgoglio ritrovati», aggiunge Montanaro, nel suo contributo ripreso da “Megachip” (www.megachip.info). Ventidue anni dopo, l’uomo indicato come responsabile della fine improvvisa di Sankara, il suo ex braccio destro Blaise Compaoré, è ancora al suo posto, nel ruolo di presidente-dittatore, accusato anche dall’Onu di aver sostenuto dittature in Angola, Liberia, Sierra Leone e Costa sankara 1d’Avorio, dopo aver riconsegnato il Burkina Faso allo strapotere delle multinazionali.
«Diverse testimonianze, spesso da parte di vecchi compagni di Charles Taylor, implicano Blaise Compaoré nell’assassinio di Thomas Sankara, con la complicità di Houphouët Boigny, ma anche della Francia, della Cia e di altre personalità africane», esordisce l’appello promosso dal network internazionale che si batte per la giustizia sul caso Sankara. Già nel 2006, ricordano i firmatari, l’Onu invitò le autorità del Burkina Faso a fare chiarezza sull’omicidio di Sankara.
Le Nazioni Unite chiesero di assicurare alla famiglia una giustizia imparziale, di rettificare il suo certificato di morte, di provare il luogo della sua sepoltura e di indennizzare i familiari per il trauma subito, ma poi nel 2008 chiusero il caso senza un’inchiesta. «Nella comunità internazionale – sostiene il documento di denuncia – alcuni fanno finta di vedere in Blaise Compaoré un uomo di pace, mentre è stato notoriamente implicato nei conflitti in Liberia, in Sierra Leone e nei traffici d’armi e di diamanti per l’Unita di Jonas Sawimbi a quel tempo sotto Burkina 1embargo dell’Onu, e più recentemente nel conflitto che ha dilaniato la Costa d’Avorio».
«Questa stessa comunità internazionale – prosegue il documento – ci propone di impietosirci di fronte all’Africa, questo continente pur così ricco, lavorando per perpetuare la sua assistenza e la sua sottomissione. In realtà le vere ragioni delle difficoltà del continente sono da ricercare nelle reti internazionali che alimentano le guerre e gli omicidi per conservare la loro presa sulle ricchezze del continente con la complicità dei paesi occidentali e di alcuni dirigenti africani».
Il testo, firmato dai comitati francesi e africani sorti in memoria di Sankara, oltre che da Zanotelli è stato sottoscritto da personalità come Eric Toussaint, Fidel Toe, Nkodo Maurice, Abdoulaye Diallo, Moussa Demba Dembele, Camille de Vitry, Antonio Lozano e Jacques Jouet, gli italiani Sabina Guzzanti, Davide Ferrario e Roberto Silvestri e il grande antropologo svizzero Jean Ziegler, autore di storiche inchieste sullo sfruttamento neo-coloniale dell’Africa. Alla denuncia Sankara 2hanno inoltre aderito importanti organizzazioni, tra cui Attac, Cadtm, Survie, Cedetim, Arci, circoli europei della sinistra, partiti e sindacati.
Più di 22 anni dopo il suo assassinio, Sankara (personaggio storico, leader africano di primo piano) rappresenta sempre più un punto di riferimento, come leader integro, determinato, creativo e coraggioso, precursore della lotta per la difesa dell’ambiente e la rivoluzione burkinabé è diventata un modello di sviluppo. «Sankara è stato assassinato perché denunciava il debito odioso e i diktat delle potenze occidentali, ma anche perché seguiva una politica decisa nel suo paese, orientata verso i bisogni del suo paese, per la soddisfazione dei popoli del suo paese, continuando ad operare per il panafricanismo».
Per questo, aggiungono i firmatari, si invita a sostenere il collettivo giuridico Cijs che senza tregua, da più di 12 anni, persegue la via giuridica al fianco della famiglia Sankara per arrivare a una verità definitiva e ufficiale sull’omicidio del presidente-liberatore. I firmatari chiedono l’apertura degli archivi dei paesi «che le testimonianze indicano come implicati» nell’assassinio, in particolare la Francia e gli Usa ma anche la Costa d’Avorio, il Togo e la Libia di Gheddafi.
L’appello è esplicito: «Chiediamo che si inizi, senza più aspettare, un’inchiesta indipendente sull’assassinio di Thomas Sankara. E’ un dovere per la comunità internazionale, un diritto per la famiglia Sankara, un’esigenza per la gioventù africana, una necessità per il futuro di questo continente che non può ricostruirsi con una storia amputata della verità su uno degli episodi più importanti della fine del XX secolo». La giustizia sul caso Sankara, conclude il documento, «sarebbe un grande passo in avanti verso la fine dell’impunità in Africa». L’appello è tradotto anche in italiano sul sito www.thomassankara.net .
Scritto il 06/1/10
Fonte : http://www.libreidee.org/