Per la prima volta, a trent’anni dall’assassinio del Presidente Thomas SANKARA e dei suoi dodici collaboratori, un gruppo di persone varca la soglia del Consiglio d’intesa a Ouagadougou e può visitare in parte i luoghi dell’eccidio. La visita è stata effettuata in previsione della costruzione del Memoriale Thomas SANKARA. Pubblichiamo la traduzione del Reportage a firma di Touwendinda ZONGO, Direttore del giornale MUTATIONS, apparso sul N. 126.

La Redazione


L CONSIGLIO E I SUOI MISTERI. DIENDÉRÉ, FRANÇOIS E IL CORRIDOIO DELLA MORTE.

Reportage di Touwendinda ZONGO

Mutations, N°126 du 1er au 14 juin 201701

@Mutations n°126 du 1er au 14 Juin 2017

A sostegno del progetto di costruzione del Memoriale Thomas Sankara, il Comitato Internazionale per il Memoriale Thomas Sankara (CIM-TS) ha organizzato una serie di visite nei luoghi della tragedia del 15 ottobre 1987. Il tempo ha fatto il suo corso ma il mitico consiglio dove il presidente Thomas Sankara fu assassinato è ancora pieno di misteri.
Situato a nord della radio nazionale del Burkina Faso, precisamente nel terzo settore di Ouagadougou, circoscrizione N. 1, il «Consiglio» è un vasto sito rimasto sino ad oggi con accesso riservatissimo. I registri che si trovano sparsi in giro qua e là indicano che per l’accesso era necessario disporre di codici segreti. All’ingresso, gli agenti della Brigata anticrimine (BAC) della polizia nazionale identificano e indirizzano i visitatori. «Proseguite dritto poi girate a sinistra» indica uno di loro ai visitatori come noi, che ci mettono piede per la prima volta oggi 19 maggio 2017. Il rottame di un carro militare è piazzato davanti alla porta. Un albero, un Nimier gigante, incastrato tra le sue ruote come a provocarlo, sta lì ad indicarci il tempo di permanenza in quei luoghi.

 

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Questo carro non è l’unico arnese militare ad essere immobilizzato lì dal tempo. Possiamo contarne almeno altri cinque. Alcuni non erano distanti dallo scoprire l’altra ala del consiglio: il museo a cielo aperto dei mezzi pesanti dell’armata. Il colonnello in pensione Bernard Sanou, presidente del CIM-TS, ha spiegato che questi arnesi provenivano dall’armata maliana. Questo sarebbe dunque una parte del bottino di guerra strappato dalle truppe burkinabè durante la guerra di natale che ha opposto nel 1985 il Burkina Faso al Mali, paese fratello e vicino. A fianco, alcuni ombreggianti manghi giganti si piegano al peso dei propri frutti in mancanza di chi li possa raccogliere. Nemmeno gli uccelli, solitamente ghiotti di questi regali della natura, si agitano su questi enormi alberi carichi di frutta. In lontananza, si intravvede un edificio di colore rosso e bianco. E’ costruito in mattoni di laterite e cemento.
Alcuni letti di ferro sono disposti davanti l’edificio nominato « Burkina » come apprenderemo in seguito. In effetti, ogni paese membro del Consiglio d’intesa aveva un suo proprio edificio. C’erano dunque le ville «Costa d’Avorio», «Togo»,«Burkina», «Niger» e «Benin».
Questo edificio situato al centro del consiglio è visibilmente il quartiere generale degli agenti incaricati alla custodia del luogo. Ed è questo edificio nominato «Burkina» che ha ospitato l’incontro che aveva riunito il presidente del Faso Thomas Sankara e i suoi compagni di sfortuna quel pomeriggio di giovedì 15 ottobre 1987. Ed è ai piedi di questa casa che lui è crollato sotto le pallottole assassine dei suoi carnefici. Questa scoperta ha catturato l’attenzione dei visitatori, architetti, giornalisti e membri del Comitato internazionale per il Memoriale Thomas Sankara. Ma la curiosità non è stata soddisfatta pienamente perché l’edificio è rimasto chiuso. Secondo alcune fonti, dopo gli eventi del 15 ottobre 1987, l’edificio sarebbe stato occupato da Gilbert Diendéré che ne avrebbe fatto il suo ufficio sino allo smantellamento del Reggimento di sicurezza presidenziale (RSP) nel settembre 2015. Del resto, le chiavi dell’edificio sarebbero ancora tra le mani di un militare vicino al generale Dienderé. Quasi a voler confermare l’evidenza, un biglietto da visita di Gilbert Dienderé lasciato a terra nel cortile del consiglio attira l’attenzione dei presenti. Nonostante sia un biglietto da visita dei tempi in cui lui non era che colonnello dell’armata, non è per nulla deteriorato nonostante gli anni e le intemperie. «Questo biglietto è stato impresso su carta blindata» ironizza un visitatore. Chi possedeva questo biglietto faceva parte dei privilegiati poiché contiene tutti gli indirizzi del padrone del RSP : indirizzo mail, numero di telefono fisso e cellulare.

François e Dienderé, nel segreto dei luoghi per 27 anni
Ma Dienderé non era il solo ad occupare illegalmente i luoghi e i locali del Consiglio. L’altro sicario del presidente Compaoré, suo fratello minore François, di quel luogo ne aveva fatto le sue tenute. Precisamente dentro la «villa Togo». Se nessuno ha potuto vedere il contenuto e l’interno di quello presentato come l’ufficio di Dienderé, quello di François al contrario, è accessibile a chi lo desidera. E’ totalmente sottosopra, nel vero senso della parola, e si mormora che l’ufficio sia stato vandalizzato. Da chi e quando? Forse all’indomani dell’insurrezione popolare dell’ottobre 2014 o dopo il fallito colpo di stato del generale Dienderé seguito da smantellamento e dalla dissoluzione del RSP? E’ tutto un mistero. Una semplice osservazione tutt’intorno permette di capire che certi documenti e certi archivi sono stati volontariamente distrutti.

 

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Anche ciò che ne rimane, non lascia però indifferenti. Pile di giornali di tutti gli orientamenti a partire dalla fine degli anni ’90 sino agli inizi 2000. Questo corrisponde al periodo caldo del caso Norbert Zongo. All’epoca, quei giornali saranno stati certamente consultati e passati a setaccio da Francois Compaoré e dai suoi collaboratori. Ma se di alcuni giornali vi si trovano solo alcune copie (uno o due per tipo) stupisce al contrario la quantità di esemplari di alcuni giornali in particolare. Interi lotti di giornali come l’Opinion e l’Hebdo – oggi scomparsi dai chioschi – sono accatastati nell’ufficio. Si nota anche la presenza di interi lotti di T-Shirts confezionate in occasione delle campagne elettorali, posters e bollettini informativi della direzione nazionale della campagna dell’ex partito al potere il CDP o del suo candidato. Una pila intera di biglietti da visita di François Compaoré sbuca da uno scatolone vicino a qualche foto di personalità impegnate in serate ed eventi mondani. Qua e là si ritrovano documenti di ordinazioni come il «Riassunto del libro di Claire Chazal sulla vita di Edouard Balladur uomo politico francese » o lettere di raccomandazione come quella di O.J., uno studente figlio di un soldato che doveva essere ben conosciuto dal capo di quel posto. L’interessato che domandava il sostegno di François Compaoré per entrare in affari ha iniziato la sua lettera con « sono il figlio del Caporale … ».
Si tratta, a parte alcuni dettagli, di una replica degli oggetti ritrovati nel domicilio dell’ex leader della Federazione delle associazioni per la pace con Blaise Compaoré FEDAP/BC.
L’edificio ha parecchie stanze e tutto lascia supporre che ogni stanza fosse utilizzata sia per conservare documenti o gadget che come ufficio ma, è difficile capire con esattezza l’uso dei locali da parte del fratello e consigliere economico di Blaise Compaoré, tanto il luogo in realtà somigli più ad un magazzino di stato che ad un ufficio.

La statuetta di Blaise Compaoré

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Durante la visita del 19 maggio scorso, se le ombre e le tracce del generale Dienderé e di François Compaoré sono sempre presenti nei luoghi attraverso gli archivi e i documenti a loro attribuiti, Blaise Compaoré al contrario e quasi invisibile.
Fatta eccezione per una statuetta a sua immagine messa in piedi all’ingresso di una delle ville, niente o quasi niente di visibile in questo luogo sembra testimoniare l’influenza o la presenza dell’ex presidente scacciato dall’insurrezione popolare.
Touwendinda Zongo

 


La celebre prigione del consiglio ancora in piedi

Dopo gli eventi del 15 ottobre 1987, il consiglio d’intesa che era il quartier generale del Consiglio Nazionale della Rivoluzione, è diventato nello spazio di una sera un luogo lugubre. Questo luogo è allegato e indicizzato nei vari dossier di crimini di sangue che continuano ad abitare i cassetti del regime Compaoré. La vita di personaggi conosciuti come quella di gente anonima qui è stata oltraggiata. Ma il denominatore comune di tutti questi crimini è che le circostanze non sono ancora state chiarite. Thomas Sankara e i suoi dodici compagni assassinati nell’ottobre 1987 attendono sempre giustizia; lo studente di medicina Dabo Boukary qui è misteriosamente scomparso nel maggio 1990 e il suo dossier è sempre pendente in giustizia. Prima di lui, Guillaume Séssouma che vi era entrato nel settembre 1989 non vi è più uscito e non ha più dato segni di vita. Una parte del consiglio è occupato da tombe di cui sino ad ora si ignora l’identità degli occupanti e le circostanze della loro morte.
Lungo il muro di cinta del consiglio, una casetta di appena due (2) mt2 ha attirato l’attenzione dei visitatori. All’interno sui muri compaiono vecchie scritte fatte da anime in pericolo incise certamente con oggetti di fortuna. Messaggi scritti qua e là che esortano alla virtù e proclamano la fede in Dio. In mancanza di una guida accorta ed informata che potesse presentare il consiglio con tutti i suoi misteri, alcuni visitatori sono giunti alla conclusione – secondo il loro intuito beninteso – che la casa doveva essere adibita a prigione ed i graffiti dovevano essere opera di prigionieri in pericolo che attendevano la loro esecuzione nell’anticamera della morte : il purgatorio. T.Z.


Storia del Consiglio d’intesa

Il consiglio ha una superficie di 3,8 ettari. Fu sede dell’organizzazione regionale dell’Africa occidentale eponimo che raggruppava i seguenti paesi : il Burkina Faso, il Benin, il Niger, la Costa d’Avorio e il Togo. Nell’agosto 1984 questo luogo divenne sede del Consiglio Nazionale della Rivoluzione (CNR), sino all’avvento del Fronte Popolare nell’ottobre 1987. Durante il periodo del fronte popolare e del regime di Blaise Compaoré, il Consiglio d’intesa fu il QG del Reggimento di Sicurezza Presidenziale (RSP), dove alcuni ufficiali dell’armata stabilirono i loro uffici. Nel 2015, il Consiglio d’Intesa è stato ceduto al Ministero degli affari esteri che a sua volta lo avrebbe ceduto al Comitato internazionale per il Memoriale Thomas Sankara ai fini della realizzazione del progetto, secondo una fonte di questa associazione.

Estratto della dichiarazione preliminare della conferenza stampa per il lancio del concorso di architettura

« Il consiglio d’intesa resta storicamente la casa della rivoluzione burkinabè, il suo epicentro, uno spazio dove soffiava la speranza degli oppressi. Se questo luogo ha preso una connotazione di terrore e sembra opprimere negativamente gli spiriti, ci pareva importante non cedere a questa falsificazione sul ruolo importante di cui era stato investito sotto il CNR. L’immagine di SANKARA permetterà di lavare tutte le macchie di orrore del passato. Non deve restare un luogo odiato e temuto dai cittadini e merita di diventare popolare per affermare che il popolo ha trionfato sulle torture, gli assassinii, i pianti, le angosce e i lamenti e poter ritornare al suo stato antico. Lì c’era l’ufficio del capitano presidente, quello della sua ultima riunione e i famosi corridoi del dramma e, proprio per la missione e la natura del progetto attuale, quel luogo ci pare inevitabile. Infine per parafrasare THOMAS SANKARA lui stesso diceva : « Là dove si abbatte lo scoraggiamento si eleva la vittoria del perseverante », a nostra volta noi diciamo che, là dove SANKARA è stato ucciso occorre farlo rinascere, resuscitarlo a scapito di quei carnefici che credevano di averlo ucciso ! » TZ

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