Conferenza stampa (Forum internazionale anti-apartheid)
11 ottobre 1987 alla termine del Primo Forum internazionale anti-apartheid di "Bambata" a Ouagadougou, (estratti)
(…) Quando il movimento anti-apartheid ha deciso di riunirsi in Burkina Faso, alcune ambasciate si sono inquietate, altre rallegrate. Il Forum si è concluso con proposte e propositi che andranno di paese in paese, fino al giorno in cui un appuntamento simile non sarà organizzato nello stesso Sudafrica. Il forum è stato molto utile, ma non è che un inizio. Non abbiamo trovato tutte le risposte ma siamo andati avanti. Persone di molti paesi hanno potuto incontrarsi per qualche giorno e discutere. Ieri sera, peraltro, con alcuni dei partecipanti, ci siamo trovati in una situazione imbarazzante. Ci hanno chiesto cosa volevamo bere. C’è stato un silenzio che traduceva le prese di coscienza individuali… bere che cosa? Perché adesso, dopo un forum come questo, che cosa ci è permesso? Coca Cola?! Fanta, Sprite, Seven up?! Insomma, è imbarazzante. Ci siamo resi conto che siamo stati finora dei consumatori di prodotti di multinazionali che operano in Sudafrica e vi si arricchiscono. Abbiamo comunque potuto risolvere la faccenda del bere. Ma alcuni volevano fumare: fumare cosa? Mi hanno citato alcune marche di sigarette, non me le ricordo, anzi non voglio proprio ricordarle, ma la maggior parte delle sigarette, del tabacco, vengono dal Sudafrica o in ogni caso da coltivazioni in cui sono stati applicati metodi razzisti. Quando non è in Sudafrica è da qualche parte in Louisiana che si estrae il tabacco per realizzare le miscele più famose del mondo. Dunque, alcuni amici non sapevano più cosa fumare. E poi, in quale automobile ripartire? Visto che Michelin che calza le nostre macchine è una multinazionale complice del Sudafrica?
Un forum simile dovrebbe dunque aver luogo una volta alla settimana per non farci mai dimenticare; mi auguro che si possa produrre una guida che ciascuno potrà appendere in casa per riflettere ogni mattina al risveglio. D’ora in poi ci sono azioni che ci sono vietate: “Ricorda che ogni volta che consumerai questo o quel prodotto avrai dato qualche soldino a Botha per uccidere degli africani, per tenere in galera Mandela, ricordalo”. Ma sarebbe anche utile mandare un gruppo in giro per l’Africa, di paese in paese, per chiedere ai diversi stati di sottoscrivere una petizione che dica: “noi governi prendiamo la decisione di non tollerare più sul nostro suolo questo o quel prodotto”. Così, si potranno anche vedere quali sono gli stati che hanno firmato o quali non hanno firmato, e i rispettivi popoli avranno la responsabilità di sostenere i governi in questi sforzi oppure di richiamarli all’ordine. Del resto, comunicherò gli atti finali della conferenza all’Organizzazione per l’unità africana, con commenti. (…)
(…)Il Forum “Bambata” avrebbe dovuto chiedere anche ai paesi socialisti di operare per dichiarare il 1988 anno della lotta decisiva contro l’apartheid. (…)
Bisogna evitare le manifestazioni che sono solo un modo per non impegnarsi sul serio: forum qui, seminari là, marce, canzoni, balli, tutto ciò ci permette di dire che siamo contro l’apartheid proprio mentre prospera. È pericoloso: anche questo forum, se non ha conseguenze visibili ed efficaci è inutile o dannoso perché contribuisce a far dormire le coscienze. Senza essere contro queste manifestazioni, non bisogna fare una tempesta in un bicchiere d’acqua mentre laggiù l’apartheid uccide. Cuba è molto lontana dall’Africa ma non è normale il fatto di lasciare che sia Cuba a mandare mercenari in Angola per la lotta contro il regime dell’apartheid. Abbiamo mandato combattenti a Cuba all’epoca della crisi dei missili? Rispetto l’internazionalismo cubano, ma noi africani, che siamo centinaia di milioni, abbiamo davvero bisogno che dieci milioni di cubani vengano da così lontano a salvarci? (…)
Pur essendo fieri di aver organizzato questo Forum a Ouagadougou, siamo inquieti perché ci chiediamo se saremo all’altezza di tante speranze o se non siamo piuttosto stati complici di un’altra distrazione… In molti sono venuti da lontano … non avremo finito di confondere il turismo con un atto di lotta? Non so … Tutto dipende dal seguito, dagli atti concreti che si faranno. Ormai non è importante discutere se occorra o no combattere l’apartheid, altrimenti sarebbe della retorica, un gioco letterario fra chi avrà saputo parlare meglio, chi avrà usato più pathos, chi avrà scatenato più emozioni. Bisogna agire.