Pubblichiamo di seguito la lettera di Silvestro Montanaro al Direttore di Rai1, Giancarlo Leone.
Il programma «C’era una volta» di Silvestro Montanaro è stato cancellato dal palinsesto di Rai3 per mancanza di fondi.
Proprio i documentari di questo grande giornalista d’inchiesta che, per quel suo grande senso di responsabilità verso “un bambino chiamato FAME”, a partire dalla trilogia «Ombre Africane» ha indagato sull’assassinio del Presidente del Burkina Faso Thomas Sankara e in 20 anni di servizio alla Rai, con grande competenza, umanità ed umiltà, ci ha regalato uno dei migliori sguardi sulla condizione e sulle cause della miseria in Africa e nel Sud del mondo.
Al tempo stesso però, alla moda dei reality australiani e tedeschi, la Rai in collaborazione con l’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (UNHCR) e l’ong romana Intersos trova i soldi per finanziare «Mission» ed esibire al grande pubblico di Rai1 l’affaccendarsi dei vari Michele Cucuzza, Albano e figlia, Emanuele Filiberto, Barbara De Rossi ecc. tra la sofferenza dei rifugiati nei campi umanitari UNHCR del Congo, del Sudan, del Mali e della Mauritania.
Chi ha davvero a cuore la sorte dell’Africa e del suo popolo si è sollevato scandalizzato alla notizia. Due petizioni sono state lanciate contro questa vergogna all’indirizzo :
– http://www.change.org/it/petizioni/rai-non-mandare-in-onda-il-reality-mission-nomission;
– http://www.activism.com/it_IT/petizione/fermiamo-le-riprese-di-the-mission-reality-rai-sui-campi-profughi/44836
Roberto Fico, presidente della Commissione Vigilanza RAI, si sta occupando del caso
Con i 75.000 firmatari delle petizioni, ci opponiamo anche noi con forza alla realizzazione del reality Mission.
Che ognuno faccia il suo dovere! L’immensa tragedia dei rifugiati non ha bisogno di ulteriori beffe.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Silvestro Montanaro.
La Redazione del sito
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AL DIRETTORE DI RAI 1, GIANCARLO LEONE.
Anni fa, prima della messa in onda di un mio lavoro inchiesta sul Darfur, fui sottoposto ad una serie violentissima di attacchi di esponenti del centrodestra che ne chiedevano censura preventiva perche’ diffamante il buon operato dell’Italia in quella martoriata area del mondo. Per la verita’, di pressioni ne ricevetti molte di piu’ e alcune di esse erano al limite della mafiosita’.
Capii di aver messo le mani su una situazione scottante ed oscura, su di un mortale, per la povera gente di quelle parti, groviglio di interessi. Mi limitai a rispondere che le critiche preventive, quelle operate su qualcosa di ancora non visto e quindi sconosciuto, erano inaccettabili. Sintomo di coda di paglia ed imbecillita’.
Anche Lei, Giancarlo Leone, in queste ore rifiuta critiche preventive ad un suo programma, Mission, ed invita a vederlo prima di giudicare. Ragionamento sul quale,apparentemente, niente ci sarebbe da eccepire. In piu’, assicura tutti che non si trattera’ di reality, ma di social show che con l’aiuto di esperti e operatori del settore portera’ il grande pubblico di Rai ! a scoprire il grande dramma dei profughi. A suo parere, poi, non sarebbe possibile farlo altrimenti, ad esempio con un onesto documentario, perche’ le cifre d’ascolto dei documentari rasenterebbero lo zero. E sullo spinoso argomento dei vip inviati a far da brava gente, da volontari, per due settimane, spiega rammaricato che sarebbe stato bello aver protagonisti gli Umberto Eco, ma difficile coinvolgere questa gente e poi, avrebbero meno efficacia sempre in termini di ascolti e di ripagabilita’, via pubblicita’, delle spese sostenute. Un ragionamento assolutamente coerente con una precisa visione del “servizio pubblico” e dei suoi prodotti. Una visione pero’ vecchia, mi perdonera’, e profondamente ipocrita.
Credo che in questo caso la critica preventiva sia diritto di tutti. E’ una critica di merito e di metodo che infatti puo’ e deve essere innanzitutto preventiva. L’argomento,i profughi. La finalita’, con l’aiuto di alcuni vip sollecitare attenzione e solidarieta’.
Bene,cominciamo dai profughi.
Da tempo, tanto tempo, le organizzazioni piu’ serie ed il meglio dell’intellettualità africana e non solo, hanno sollevato una critica radicale a certe forme di aiuto che mai affrontano le radici dei problemi, ma invece li cristallizzano creando nuove forme di schiavitu’.
Una delle anime piu’ belle del continente africano, Thomas Sankara, ne fece quasi la missione della sua vita ed anche per questo venne ucciso.
Sankara chiedeva agli africani di far da soli e a noi “buoni” di lasciarli fare, innanzitutto smettendo le nostre logiche predatorie sulle immense ricchezze africane. Thabo Mbeki, l’amico di lotta e prigionia di Nelson Mandela, ex presidente del Sudafrica, uno che di crisi umanitarie africane se ne intende, ripete ad alta voce,tutte le volte che puo’, che guerre umanitarie e interventi umanitari in Africa troppe volte nascondono logiche di nuovo colonialismo e appropriazione di cio’ che dell’Africa e’. Sgradevolmente, si fa per dire, il meglio della nostra gente in giro per il mondo e le sue crisi,e non per due settimane,penso a Gino Strada e Medici Senza Frontiere, ci ha spiegato che il problema dei profughi o e’ risoluzione politica e giusta dei conflitti che li originano o e’ ipocrita vergogna che ingrassa i signori della guerra e chi,per far del bene, in fondo mantiene in vita le proprie organizzazioni e ne paga fitti e salari.
Per dirla in breve, quindi, inviare gli Albano o altri da quelle parti, nelle piu’ grandi crisi umanitarie, per vederli lavare qualche piatto, per due settimane, dare una mano, per due settimane, e’ infinitamente al di sotto delle complessita’ che si vorrebbero raccontare. E puzza di un umanitarismo da bizzoche che, mi creda, agli africani interessa ben poco. Anzi, li offende.
Lei ora dice che ci sara’ dell’approfondimento dopo che avremo visto i vari Cocuzza & co risciacquare. Benissimo. Visto che una delle location e’ in Repubblica Democratica del Congo, mi aspetto finalmente, per servizio pubblico cui lei ed io siamo chiamati, che finalmente si racconti e spieghi le vere ragioni di quei campi profughi e di quelle immense tragedie. Non le parlo delle tesi di qualche rivoluzionario da strapazzo.
Le chiedo di raccontare cio’ che il mondo missionario piu’ serio e tanti rapporti delle Nazioni Unite raccontano,nel silenzio dei media, da anni. Parli del nuovo OLOCAUSTO. Il servizio pubblico italiano racconti che da quelle parti negli ultimi quindici anni sono state massacrate piu’ di dieci milioni di persone. Racconti e faccia i nomi delle societa’ minerarie e dei potenti vip presenti nei loro consigli di amministrazione che sono dietro tanti movimenti armati che insanguinano quell’area, racconti gli interessi geopolitici in gioco, l’ipocrisia dell’occidente nel denunciare i massacri mentre in silenzio li si arma. Racconti le storie vere. Ne vuole una? Un imprenditore grande amico di Clinton si presento’ agli inizi del massacro, accompagnato da personalita’ che oggi fanno parte dell’amministrazione Obama, dall’allora capo ribelle, tal Kabila. Con grande precedenza, ma forse grazie ad informazioni d’alto livello, chiuse affari minerari per miliardi di dollari con quell’oscuro ribelle che poi, con l’aiuto dell’amministrazione americana, divenne il presidente di quel paese.
Se raccontera’ questo, bene. Pronto pure a sorbirmi le buone azioni dei suoi improvvisati scout. Altrimenti, se non e’ questo che lei vuol fare, la prego direttore…lasci in pace i profughi. Lasci in pace quella povera gente e cerchi i suoi ascolti, con pudore, altrove. E se ce la fa, poi, conoscendola come uomo intelligente, lasci in pace anche i documentari. Sono uno strumento di racconto serio che in altri paesi grazie ad altre politiche di palinsesto hanno grande attenzione e pubblico. Ed anche da noi, nonostante le vicende di palinsesti pensati troppo spesso per un pubblico da vellicare e non da informare, hanno regalato alla nostra azienda riconoscimenti ed ascolti a due cifre, a lei cari piu’ di ogni altra cosa. Bastava e basta avere il coraggio di osare, di farlo il servizio pubblico e mi creda gli Umberto Eco farebbero la loro parte, quando necessario e se necessario, mentre non hanno e non vogliono spazio in operazioni che con la cultura, la conoscenza, hanno niente a che vedere.
Silvestro Montanaro, 12 Agosto 2013