Thomas Sankara, una ricchezza rubata all’Africa

E’ opinione comune ormai dire che l’Africa non ha futuro perché seduta sulle immense ricchezze del suo sottosuolo diamanti, uranio, coltan….

Così è stato anche per Thomas Sankara, ex Presidente dell’Alto Volta dal 1983 al 1987 da lui ribattezzato Burkina Faso – il Paese degli uomini integri – nonostante il suo paese fosse un’enclave senza ricchezze rilevanti.

Thomas Sankara e ancor prima di lui altri grandi, non ha avuto futuro perché lui stesso con la sua esistenza, era la sola vera ricchezza di quel Paese degli uomini integri, l’esempio di una ricchezza così scomoda da dover essere letteralmente cancellato dalla storia. La ricchezza erano i suoi discorsi che rimangono ad oggi i più taglienti, acuti e critici che mai un capo di Stato Africano abbia avuto la forza, il coraggio e la coerenza di pronunciare. La ricchezza era la dimostrazione che la povertà non è una fatalità e se ci è riuscito lui in mancanza di risorse, poteva dunque valer bene per tutti quanti.

Partendo da se, rinunciando a privilegi che derivavano dalla sua posizione, combattendo la corruzione e motivando l’impossibilità di restituire all’occidente gli interessi di un debito ereditato da altri, un debito che uccideva la speranza della pura sopravvivenza, ha garantito due pasti, dieci litri di acqua al giorno, istruzione e servizi pubblici a 7.000.000 di persone, senza l’aiuto della Banca Mondiale e del Fondo Monetario che esigevano programmi ed investimenti che non corrispondevano ai bisogni reali del Paese accettando solo l’aiuto in grado di liberare il suo paese dall’aiuto. Una renault 5, una bicicletta, una moto, libri, due chitarre e un piccolo appartamento di cui ancora pagava il mutuo, il patrimonio del Presidente più povero del mondo.

In soli quattro anni di rivoluzione ha costruito centri sanitari in ogni villaggio – l’Unicef e l’OMS ricordano ancora la campagna di vaccinazione effettuata sui bambini come la più grande ed importante mai registrata nella storia – opere idrauliche e programmi di riforestazione per fermare il deserto, ovunque programmi di alfabetizzazione per bambine/i e adulti ed invocando il disarmo globale per un mondo libero da guerre, anche programmi di coscientizzazione per i militari perché diceva che senza coscienza potevano essere potenziali e pericolosi assassini armati.

Alle donne, considerate da sempre le ultime tra gli ultimi, ha riconosciuto nella loro condizione di schiavitù la secolare dominazione maschile. Ne ha promosso e incitato la liberazione, ha condannato le pratiche tradizionali di mutilazione genitale, promosso programmi di uscita dalla prostituzione, riformato il codice di famiglia invitandole a farsi parte attiva della vita politica del Paese. Ben 12 donne furono ministro all’interno del suo governo. E poi lo sport, il cinema, la musica e l’arte per celebrare l’orgoglio africano.

Thomas Sankara non poteva semplicemente rimanere vivo, la sua vita era di ostacolo a criminali e ladri che per la loro ricchezza hanno fatto e fanno lo sfruttamento e la morte di milioni di persone.

Quattro anni non sono bastati perché la coscienza collettiva potesse effettivamente cambiare. Dal quel 15 ottobre 1987, giorno in cui Thomas Sankara fu assassinato insieme a dodici suoi compagni, Blaise Compaore esempio di “rifiuto” e non certo di ricchezza, è ancora Presidente del Burkina Faso nonostante sia il responsabile, come ormai da più fonti rivelato, della congiura compiuta con l’aiuto di personaggi stranieri dell’eliminazione di Thomas Sankara per prenderne il suo posto.

Da 21 anni ormai la dittatura del terrore mascherata di democrazia di Blaise Compare governa, nel lusso sfacciato e nella più totale impunità, un paese nuovamente al servizio di potenze ed interessi internazionali tra miseria e corruzione del suo popolo.

Il Comitato dei diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite, a cui dopo inutili tentativi di ricorso in patria si erano rivolti la famiglia di Thomas Sankara e gli avvocati della CIJS (Campagna Internazionale Giustizia per Sankara) e che nel 2006 aveva dato loro ragione costringendo il Governo del Burkina Faso a fornire giustificazioni e indennizzo alla famiglia, nel 2008 si è inspiegabilmente accontentato e complimentato con il Governo del Burkina Faso delle rettifiche apportate ad un falso certificato di morte in cui Thomas Sankara viene dichiarato semplicemente morto "di morte" con la cancellazione della parola "naturale", dell’offerta umiliante di un irrisorio indennizzo alla famiglia e della costruzione di un monumento ad eroe nazionale che dovrebbe essere eretto in suo onore.

In verità la famiglia di Thomas Sankara non ha accettato soldi ma esige giustizia e verità. E la sua tomba, in cui ancora non si sa se il suo corpo riposi, continua a stare al centro della più grande discarica della capitale in un Paese che vergognosamente porta ancora il nome che lui gli diede.

A Ouagadougou come in altre parti del mondo, insieme alla sua famiglia e alla CIJS, comitati a suo nome continueranno a domandare giustizia e portare in giro la sua storia, i suoi discorsi, la sua speranza per emozionare altra gente e poter credere ancora sia possibile un mondo senza guerre e povertà.

Comitato SankaraXX

dicembre 2008

http://www.thomassankara.net/rubrique.php3?id_rubrique=67

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