Traduzione di Patrizia Donadello

Compagni della Rivoluzione democratica e popolare

Prima di tutto, vorrei chiedere a ciascuno di noi di osservare un minuto di silenzio, minuto di silenzio in omaggio, alla memoria dei nostri cari scomparsi, di tutti quelli che, conosciuti o sconosciuti, hanno pagato con il loro sangue affinché oggi potessimo festeggiare il II° anno della RDP. Vi ringrazio.

Onorevoli invitati del Burkina Faso, Rappresentanti del governo della Repubblica del Mali, Rappresentanti del governo della Repubblica francese, Rappresentanti della Jamahiriya araba libica popolare, Rappresentanti della Repubblica del Ghana

Cari amici,

Compagni militanti e militanti della RDP.

Giusto un anno fa mi rivolgevo a voi, popolo burkinabè, per portarvi il saluto militante della RDP, ripercorrevo la strada percorsa in un anno, come voi apprezzavo la determinazione e la fermezza rivoluzionaria nell’entusiasmo del Consiglio Nazionale della Rivoluzione (CNR) per annunciare nuovi approdi davanti al vasto oceano di minacce e di sforzi. Allora, io non ero che convinto della giustezza della nostra causa. In quel momento io ero solo certo che lo scopo della nostra rivoluzione era la rivoluzione stessa e cioè, questa ricerca costante della felicità del nostro popolo, questo crescere della vita, questa creazione continua di forme colorate, di limpidi paesaggi sulle rovine delle mura che ci tenevano prigionieri.

Il secondo anniversario della vittoria rivoluzionaria e popolare del 4 agosto 1983 segna una nuova tappa qualitativa nel nostro cammino. E’ per questo motivo che la sua celebrazione deve assumere in tutti i suoi aspetti un’ulteriore traccia di maturità e di lucidità nel nostro modo di pensare ai nostri problemi ed al nostro metodo per risolverli.

Malgrado la straordinaria mobilitazione delle nostre masse per spostare le montagne, sentivamo che avanzavamo ancora nella semioscurità dove si incrociavano i buoni sentimenti, la generosità, un mondo mal delimitato e dove spuntavano minacciosi e tuttavia pieni di attrattive, difficoltà e sacrifici che potevano essere vani.

Ma oggi, data del nostro secondo anniversario, affermiamo a partire da questo momento che il mondo intero ed in particolare il popolo burkinabé vedono e constatano che il primo slancio rivoluzionario dell’agosto 1983, frutto di uno sforzo che ci rende fieri e ci consola, era necessario, poiché ci ha condotto verso più luce, ha reso possibile la nostra dignità e la nostra indipendenza. L’opera costruita era utile. Ora abbiamo ragione d’essere risolutamente ottimisti.

Non si tratta semplicemente di erigere bilanci che non abbiamo nessuna voglia di sbandierare, ma della certezza acquisita nel corso di questi due anni di lotta a fianco del popolo burkinabè e dire che, ciò che è accaduto in Burkina Faso è la prova evidente che è possibile costruire un mondo nuovo, a condizione di volerlo edificare su quei cambiamenti radicali giudicati sino ad ora inimmaginabili, a condizione anche, di riuscire a coinvolgere in queste trasformazioni la maggioranza delle persone.

È evidente che il Faso è diventato un vasto cantiere e mentre vi parlo, da qualche parte donne, uomini e bambini, mobilitati nei loro comitati di difesa della rivoluzione, stanno iniziando o finendo di costruire una scuola, un dispensario o un bacino d’acqua. Vengono aperte le città del 4 agosto o del II° anno di rivoluzione, si inaugurano i negozi popolari Faso Yaar, si fanno lavori di interesse comune ecc.

Il lavoro produttivo e liberatore comincia ad essere accettato e compreso come condizione primaria e garanzia essenziale del miglioramento concreto delle nostre condizioni di vita. Noi abbiamo il diritto e il dovere di esserne fieri. Noi abbiamo il diritto e il dovere di esigere di più da noi stessi ed osare realizzare ancora di più, per trasformare le nostre condizioni materiali di vita. Ogni Burkinabè sa che oggi lavora e produce per sé stesso, per i suoi bambini e per la sua patria.

Vedendo tutto quello che resta da costruire, ciò che oggi è stato fatto, non è altro che un test positivo della nostra determinazione a rifiutare definitivamente l’ideologia di sottomissione, di mendicità e di attesa, di fatalismo che caratterizza ogni società posta sotto il dominio straniero.

Il bilancio del II° anno della RDP deve essere principalmente incentrato sulla valutazione obiettiva del grado di trasformazione dell’uomo burkinabè che deve costruire il nuovo Faso e la sua nuova società.

Fino a che punto i nostri principi e le nostre idee di giustizia, di amore, di libertà e di onestà nella ricerca legittima del benessere, sono penetrati nelle nostre coscienze? Fino a che punto questi principi e queste idee rivoluzionarie si esprimono nella nostra vita quotidiana, privata o pubblica? Fino a che punto questi principi si traducono effettivamente nelle nostre relazioni sociali e professionali, nella strada, in ufficio, in caserma e nei cantieri?

Nonostante noi gioiamo delle nostre conquiste definitivamente strappate all’imperialismo, dobbiamo tutti essere coscienti che la rivoluzione può essere altro che ritmo spezzato, sinfonia, manifestazione estetica, interessante nel suo scaturire, ma totalmente priva di significato se ricadendo su se stessa si pietrifica. Certamente, paragonato a tutti i regimi del passato, ciò che abbiamo realizzato in due anni di lavoro popolare va al di là di ogni aspettativa.

Lasciamo parlare chi ci guarda e la loro stampa, ai quali i nostri mille successi impediscono di mascherare i nostri progressi, di chiudersi nel silenzio indifferente e disonesto o di riconoscerci i nostri meriti. E anche quando tentano di snaturare la realtà, quei fatti testardi, la nostra arma migliore, sono là a difenderci e, loro malgrado, gli strappano gli applausi. Ma la nostra fedeltà ai principi, affermati sia nella proclamazione del 4 agosto che nel Discorso di orientamento Politico del 2 ottobre 1983, avrà senso solo se riusciremo a realizzare una società in totale armonia con se stessa.

Nel Discorso di Orientamento Politico al capitolo che riguarda “il processo rivoluzionario di tutti i settori della società burkinabè” citiamo: “la Rivoluzione di agosto non mira ad instaurare un regime di più in Alto-Volta. Essa rompe con tutti i regimi conosciuti finora. Essa ha come obiettivo finale l’edificazione di una società voltaica nuova nella quale il cittadino voltaico, animato da una coscienza rivoluzionaria, sarà l’artefice della sua stessa felicità, una felicità all’altezza degli sforzi che egli avrà consentito. Per questo motivo, la rivoluzione sarà, non si dispiacciano le forze conservatrici e retrograde, uno sconvolgimento totale e profondo che non risparmierà nessun campo, nessun settore dell’attività economica, sociale e culturale. Il processo rivoluzionario in tutti i campi, in tutti i settori di attività, è la parola d’ordine che corrisponde al momento attuale. Forte della linea guida così liberata, ogni cittadino, a qualsiasi livello si trovi, deve intraprendere il suo processo rivoluzionario all’interno del suo settore di attività”(fine della citazione).

La missione è tracciata. È chiara. Che cosa ne è stato della sua attuazione? Al nostro attivo abbiamo esperienze non trascurabili. Passiamone in rassegna qualcuna:
– La riforma agraria e fondiaria ha scardinato lo sfruttamento feudale ed ha ristabilito il diritto del popolo alla sua terra e quello di disporre dei frutti della sua produzione.
– Campi collettivi sono stati recentemente creati dagli impiegati della pubblica amministrazione e dove, seppur partecipando anche in modo inesperto, uomini e donne apprendono o ri-apprendono il lavoro della terra. Ne scoprono le gioie nascoste di cui godranno anche quando saranno in pensione, così come i nostri operatori economici interessati anche loro all’agricoltura.
– I Burkinabè hanno compreso che la conservazione della natura e la salvaguardia dell’ambiente naturale sono una necessità vitale per l’economia, in particolare il rimboscamento intensivo, l’abbandono della pratica distruttiva dei fuochi nella savana e il divagare degli animali che distruggono i nostri orti.
– Il mondo contadino è sempre più consultato e partecipa in maniera sempre più stretta all’esercizio del potere economico, in modo particolare determinando i prezzi dei prodotti agricoli.
– Le diverse fiere provinciali che si sono svolte lungo l’anno hanno rilevato le nostre immense potenzialità agro-pastorali ed industriali e sono un fattore sicuro nella promozione della nostra economia.
– Sul fronte sociale, per rispondere al problema abitativo, abbiamo costruito città e intrapreso la lottizzazione di terreni su grande scala in tutta la superficie del territorio.
– Nel campo della salute sono state create strutture decentralizzate per facilitare e promuovere il benessere delle comunità di base. La vaccinazione commando resta ancora impressa nella nostra memoria come uno sforzo gigantesco e la riuscita per sbarrare la strada alla malattia. La vaccinazione commando e la grande battaglia per la costruzione della ferrovia sono quelle audacie che solo la rivoluzione permette.
– Sul piano finanziario, in alcuni servizi è stato operato uno sforzo di risanamento, citiamo in particolare quello sulla Dogana. Lo Stato si fa carico sempre più integralmente dei suoi obblighi finanziari interni ed esterni grazie ai sacrifici consentiti da tutti, ma anche grazie ad un più grande rigore nella gestione.
– Sul fronte della giustizia, i TPR hanno imposto una nuova morale adeguata agli interessi del popolo. L’amministrazione penitenziaria è stata riorganizzata per permettere ai detenuti, forza potenziale, di diventare produttivi e di emendarsi nei confronti la società.
A Baporo 40 detenuti lavorano brillantemente 50 ettari di terreno, confermando in questo modo che è possibile costruire una morale di progresso, quando l’uomo è determinato a meritare il perdono popolare.
– Abbiamo riannodato i fili con lo sport, con il senso dello sforzo e abbiamo dimostrato la nostra volontà di rivalutare il nostro patrimonio culturale. Una delle nostre iniziative in questo senso è l’istituzione della Settimana nazionale della cultura, la 3° edizione avrà luogo a Bobo-Dioulasso all’inizio dell’anno 1986.

E se ci prendiamo la briga di trascendere i luoghi comuni ed i propositi irresponsabili che parlano di paura, se non di terrore, nei nostri servizi amministrativi, possiamo dire che esistono una morale ed un’etica nuova, frutto dell’insegnamento che i Tribunali popolari della rivoluzione ci hanno aiutato a mettere in pratica.

Il funzionario responsabile, onesto e coraggioso, è fiero di essere stato ieri e di rimanere ancor oggi moralmente pulito. Va e viene in tutta libertà, cammina a testa alta, dimostrando di essere un lavoratore esemplare, degno e rispettato nella nostra società. Si diverte ad ascoltare la radio durante i processi, con la coscienza tranquilla, non teme in alcun modo di essere convocato a comparire. Ed anche lo fosse, si precipiterebbe con fierezza davanti ai giudici per aiutare il manifestarsi della verità rivelando i sordidi sotterfugi degli ingordi di ieri.

Molti Burkinabè sono oggi felici che, indirettamente attraverso i TPR, l’integrità morale, l’umiltà, il rispetto della cosa pubblica ora siano onorati. Quelli che un tempo erano oggetto di scherno perché si rifiutavano di cantare in quel coro della ganga della cupidigia, dell’irresponsabilità e dei vizi di ieri, ora sono felici.

Invece, quelli che non hanno la coscienza tranquilla perdono il sonno e cercano il primo orecchio compiacente e complice per bisbigliare “tutti hanno paura, non se ne può più, non si può più lavorare in pace, si licenzia senza motivo ed è il terrore”.

Ma dobbiamo continuare e noi continueremo ad epurare l’amministrazione da tutti quelli che vogliono essere pagati a non fare nient’altro che cercare la maniera di derubare, deviare i beni del popolo.

Ricordiamoci di quel funzionario che, davanti ai TPR diceva sfacciatamente che, quando arrivava ad Ouagadougou per versare le tasse dei contadini al Tesoro, iniziava facendo un giro in un bar. Questi giri gli hanno fruttato la modica cifra di 9 milioni di CFA di deviazione. Non solo ruba il denaro e lo dilapida, ma adduce a pretesto di avere una famiglia numerosa da sfamare per attirare la pietà del tribunale e dell’opinione. E i contadini ai quali si è rubato questo denaro? Sono sette milioni e li si vuole paragonare ad una sola famiglia per giustificare il fatto di averli taglieggiati fino all’ultimo centesimo? La commiserazione che suscita la famiglia sconsolata di questa persona licenziata non può far dimenticare la pietà che è dovuta a tutto un popolo, vittima della privazione che questo irresponsabile gli impone.

La nostra società sta maturando la coesione ed i Burkinabè cominciano a comprendere e ad accettare la necessità della solidarietà al di là del piccolo nucleo familiare, tribale o di villaggio.

Quando i bambini di Ouagadougou o le donne di Orodara fanno una colletta per aiutare i sinistrati di Gorom-Gorom o di altri posti, questo è un segno che non inganna. Ogni giorno che passa noi diventiamo dei veri fratelli, gli uni per gli altri.

Quando i militanti del CDR venuti da diverse province costruiscono il canale di Sourou o posano le rotaie per la ferrovia del Sahel, non pensano più alla loro regione o alla loro provincia di origine. pensano al Faso intero, al suo progresso, al suo sviluppo, al benessere di tutti suoi figli.

La nobiltà di tutti questi gesti e di tutte queste azioni collettive, l’entusiasmo nel lavoro e la fierezza di costruire nel sacrificio e nella sofferenza fisica, devono darci ogni giorno molta più fiducia nell’avvenire, perché impariamo a contare sulle nostre proprie forze, unite, orientate verso la ricerca di una felicità legittima e giusta.
Si sentono sempre meno voci pigre, abituate a tendere la mano verso gli altri paesi per ottenere il cibo, spesso oggetto di vergognose speculazioni e di ricatti meschini, sia al nostro interno che tra noi ed i paesi stranieri.

Qualunque fossero state le misure da prendere e per quanto terribili esse fossero, per la felicità di tutti queste misure andavano prese. Noi le abbiamo prese. Ma questo è anche certamente il luogo dove dire quanto dolore abbiamo provato nello stabilirle. Quanta sofferenza abbiamo provato durante l’anno nei confronti di centinaia di famiglie scosse nelle loro abitudini, spinte a cambiare la loro mentalità ed obbligate ad operare adeguamenti psicologici dolorosi, per vivere al livello reale del nostro paese.

Insieme, abbiamo fatto molte cose, piccole e grandi realizzazioni. Ma non vogliamo stilare qui un catalogo dei successi. E se abbiamo motivi di gioia, ci tocca illuminare anche le zone d’ombra, per meglio conoscerle e per ridefinire il nostro incedere rivoluzionario.

Compagni, voi l’avete notato, al posto di una litania di successi materiali, qui ho voluto riferire ciò che mi pareva avesse più colpito lo spirito dei Burkinabè, per sviluppare questa mentalità nuova, condizione “sine qua non” di ogni processo rivoluzionario. Al posto dei dispensari e depositi farmaceutici noi potremo anche realizzare immensi ospedali complessi e sofisticati, d’altronde il progresso, il vero, non sarà raggiunto fino a che anche l’uomo non sarà stato trasformato.

La società nuova esige mentalità nuove. Ed è per questo motivo che occorre dedicarsi coraggiosamente ad un esame dei nostri due anni di RDP senza compiacenza. Che cosa merita d’essere cambiato nelle nostre abitudini, nel nostro modo di essere rivoluzionari?

Innanzi tutto il potere popolare: il diritto principale della RDP si esercita in modo insufficientemente corretto. È il caso dei CDR geografici. Come conseguenza dei vari gradi di maturità politica, sono rapidamente comparsi il soggettivismo e gli abusi. E’ così che le vessazioni, le frustrazioni, le varie contrarietà, hanno macchiato il dialogo di costruzione nazionale tra i CDR e le persone che ancora esitavano nei confronti della RDP. Quando poi si sono aggiunti veri accidenti ed incidenti, i nostri nemici hanno avuto forza e quantità d’acqua al loro mulino di denigrazione, di avvelenamento contro di noi.
La rivoluzione non è un garden-party di damerini snob dai guanti bianchi ! Nel III° anno della RDP dovremo correggere seriamente questi smarrimenti per i quali adduciamo mille scuse. Occorrerà estirpare dai ranghi dei nostri CDR gli avventurieri, gli impostori ed i “Tartuffo opportunisti”, i situazionisti ; essi sono incapaci di una lotta conseguente.

E’ dai loro ranghi che escono gli amanti del neo-feudalesimo, del trionfalismo ed i fraseologici ambiziosi che esercitano il potere come un diritto dinastico, la loro preoccupazione rivoluzionaria si riduce ad assicurarsi strette relazioni a livello dei dirigenti più altolocati. Questi signori di guerra là, questi ex-combattenti dell’ultimo show dello spettacolo reazionario del – “votate per me” – dovranno essere presi, formati, trasformati.

Riguardo ai CDR di servizio, si dovranno apportare vigorose correzioni. Dopo aver deviato dai nostri CDR, alcuni attivisti di oggi hanno scoperto il potere di questa struttura. Specialisti dello slalom gigante, non hanno esitato a cambiare furbescamente capi tante volte quante è loro servito per ritrovarsi nelle istanze dirigenziali dei CDR di servizio. Bisogna denunciare apertamente il loro equilibrismo e la loro abilità a mascherare i loro appetiti piccolo-borghese, che tuttavia sono loro stessi i primi a denunciare. Coloro che utilizzano il CDR di servizio per assicurarsi una promozione folgorante, una posizione di intoccabile nei servizi ed un mezzo di regolamento dei conti dovranno essere rieducati oppure cacciati. Incapaci di assicurare coraggiosamente le misure rivoluzionarie che contribuiscono a fare adottare, si perdono in demagogia e codardia ad ogni difficoltà.

E’ per questo motivo che spesso essi temono di pronunciarsi su casi delicati di litigio, o sulla valutazione. Altri con sproloqui invadenti costituiscono dei veri blocchi per paralizzare i servizi. Questi individui dovranno cedere il posto ai veri e combattivi CDR.

Sul piano militare, la noncuranza, il piacere facile al vizio, il pretesto della mancanza di mezzi, devono cedere il posto ad un spirito spartano ancora insufficiente, malgrado i salti di qualità compiuti nell’acquisizione di un migliore valore operativo.

Alle forze dell’ordine militare e paramilitare, occorre dire con insistenza che, l’agente di sicurezza rivoluzionario non ha più niente a che fare con il barbaro ubriacone repressivo e disumano di ieri. Al contrario, la cortesia, l’amabilità, la generosità e l’assenza di vanità toglieranno definitivamente quell’immagine repulsiva alle nostre forze di sicurezza pubblica, senza diminuire in alcun modo la loro fermezza e la loro vigilanza.

Nella nostra amministrazione, malgrado i successi incontestabili, troviamo qua e là burocrazia néocoloniale, pigrizia, ritardi, assenteismo, incompetenza e mancanza di spirito d’iniziativa che si traducono nell’ossessione per i regolamenti. Al posto di mettere i regolamenti a servizio del popolo, alcuni funzionari fanno il contrario, pongono il popolo al di sotto dei regolamenti. Utilizzano i regolamenti per combattere gli interessi delle masse e cercare bustarelle. Il nepotismo ed il traffico di tangenti sono ancora presenti nella nostra amministrazione.

Alcuni dirigenti cercano di creare una nomenklatura ed esigono di essere circondati da tutto un insieme di norme e protocolli per evitare le critiche e il dibattito con le masse. È la strada dell’imborghesimento che ci tende la mano, con lo spirito della facilità e la mancanza di rigore rivoluzionario nella sua vita privata e pubblica.

Si, per favorire la creazione, è stato necessario lasciar libero corso alla fermentazione degli spiriti senza alcun ostacolo, la forza è riconoscere che l’improvvisazione è ancora una componente troppo importante del nostro metodo di lavoro. Per una volta abbiamo voluto andare rapidamente e forse troppo rapidamente. La macchina è stata sottomessa a grave prova. Ma cosa vuol dire andare troppo veloci quando si hanno ventitre anni di ritardo da colmare ! Lo scoraggiamento e l’esitazione hanno talvolta turbato la nostra marcia, questo non è normale, perché la RDP è audacia.

Esistono ancora molti difetti, carenze e anche comportamenti molto gravi nella gestione del potere popolare.

La mancata osservanza del centralismo democratico non è da meno. Bisogna dirlo ed incoraggiare i militanti a parlare di queste mancanze. Bisogna smascherarle. I rivoluzionari non hanno paura di riconoscere le loro debolezze e i loro difetti, anche di fronte ai nostri avversari ed ai nostri nemici. È il solo modo di assumersi l’impegno di combattere pubblicamente questi difetti.

In rapporto con gli alti responsabili, esistono ancora compagni che sfruttano in modo disonesto la fiducia del CNR per dedicarsi ai traffici di tangenti, ad intrallazzi per piazzare in qualche posto, una sorella, una cugina o un amico personale. Questo non è normale. Bisogna denunciare coraggiosamente queste pratiche per avanzare nella via rivoluzionaria, riuscire nel nostro lavoro di trasformazione delle mentalità e costruire una società nuova.

Ma, che non ci si sbagli. Il mio proposito non è né una constatazione di fallimento né di amarezza, Rivoluzionario, io non faccio che applicare un principio così caro a tutti quelli che ogni giorno si affidano alla convincente chiaroveggenza e al rigore dell’organizzazione di Lenin. Non diceva forse che la pratica della critica e dell’autocritica sono il criterio migliore per apprezzare la serietà di un’organizzazione ! E se mi sono deciso a dirvi pubblicamente ciò che penso è perché so che non verrebbe a nessuno l’idea di pretendersi più a posto di noi.

Paese degli uomini integri, noi bracchiamo i cittadini per una scodella di riso rubata quando altrove la triste moda degli ufficiali che derubano gli aiuti alimentari continua impunemente ad avvenire. Tutti sanno che il fatto di non avere un centesimo in tasca spesso conduce un uomo in prigione, mentre altrove si volatilizzano i miliardi come in un romanzo di una sarabanda burlesca di sanguisughe. Le nostre misure draconiane sono state imitate altrove ma sono state applicate in modo impopolare. Perché, anche se ci hanno ignorato in quanto autori, ciò che a noi importa è di far emergere che, mentre qui i sacrifici giovano al popolo ed a lui soltanto, i nostri imitatori destinano i profitti procurati dallo sforzo del popolo alla loro oligarchia. Disgrazia agli imitatori !

Compagni; il III° anno della RDP si annuncia per noi sotto gli auspici di una fiducia creatrice. Abbiamo arato ed abbiamo seminato, la mietitura è promettente, ma i granai si riempiranno solamente se portiamo avanti i nostri sforzi fino alla fine. Sarebbe prematuro ascoltarsi e pensare ad una pausa. Questo abbandono momentaneo nella nostra corsa finale potrebbe annullare il nostro lavoro di due anni; allora sarà chiesto a ciascuno di non distendere affatto i suoi muscoli. Il PPD che stiamo per terminare, la redazione del piano quinquennale che finiremo a breve, il bilancio 1986 che elaboreremo nei prossimi giorni, saranno le migliori opportunità per enunciare le trasformazioni materiali per le quali ci impegneremo durante il III° anno e negli altri anni a venire.

Per ora, mi limiterei ad indicarvi il comportamento che adotteremo durante il III° anno della RDP. Dal più piccolo gesto insignificante alla decisione più o meno importante, tutto si sposa armoniosamente per costruire l’intera veste della nostra futura identità.

La battaglia per un Burkina verde che ha esordito al ritmo di un’intensa mobilitazione dovrà proseguire.

La vittoria nelle tre lotte e cioè: la lotta contro il divagare degli animali, la lotta contro il taglio selvaggio del bosco, l’azione di riforestazione, questa vittoria si otterrà e si garantirà solamente se ogni Burkinabè acquista, come riflesso automatico, la protezione della natura. E’ per questo motivo che, oltre ad invitare ciascuno ad intraprendere una produzione agricola, vorrei invitare soprattutto ogni casalinga a fare un orto a casa, di qualsiasi dimensione esso sia. Il recupero delle acque consumate le permetterà la produzione di verdure aggiuntive ed offrirà ad ogni bambino delle città, l’opportunità di occuparsi e curare le piante. Ricordo a tutti la parola d’ordine “un boschetto ogni villaggio“ e le pianificazioni di spazi verdi nelle città. A proposito delle nostre città invito tutti all’uso massiccio di calce bianca che, oltre al suo potere asettico, ha il vantaggio di abituare molto velocemente lo spirito di ognuno al rispetto della pulizia, del candore e dell’ordine.

Nei settori, nei villaggi, il livello dei CDR e dei loro responsabili sarà giudicato in parte ed in funzione del rispetto di queste parole d’ordine. Prendiamo l’impegno di non sputare più nei luoghi pubblici per non indisporre altre persone ed evitando così il propagare delle malattie. Utilizziamo pattumiere in ogni famiglia e rispettiamo quelle che saranno poste nei luoghi pubblici.

Ciascuno dovrà sforzarsi di costruirsi una casa o di avere il suo appartamento alla SOCOGIB. Per garantire da una parte l’efficacia dell’utilità dei nostri CDR e dall’altra quella degli agenti di stato, sarà creata una struttura: attraverso il CNR si riceveranno le critiche e i suggerimenti che ciascuno vorrà esprimere. Questa struttura avrà modo di conoscere il comportamento degli agenti dello stato la cui mediocrità penalizza militanti innocenti. Il 10% di questi agenti concentrati ad Ouagadougou saranno mandati in provincia, dove gli alti commissari non mancheranno di apprezzare il loro talento e la loro utilità.

Poiché vogliamo una società sana, equilibrata, sicura sulle sue gambe, fresca nello spirito e nel corpo, la RDP ha deciso di introdurre lo sport a tutti i livelli della vita del paese. Lo sport riguarderà dunque tutti gli edifici scolastici delle città e delle campagne, tutti i ministeri, tutte le strutture amministrative pubbliche e parastatali.

Noi vogliamo un popolo equilibrato, disponibile, che abbia spirito di squadra, il senso del fair-play, dell’apertura e della comunicazione. È stato deciso quindi che lo sport sarà al centro di tutte le preoccupazioni dei Burkinabè. Ogni agente dello stato burkinabè sarà giudicato non solo in funzione delle sue competenze, ma anche dell’interesse che dedica allo sport. Lo sport giocherà nel suo avanzamento professionale, in una parola giocherà nella sua vita. Abituandoci a superare noi stessi ad ogni prova, lo sport coltiverà in noi lo spirito combattivo.

La società ideale alla quale aspiriamo è lontano dall’essere raggiunta. Per questo motivo continueranno ancora ad esistere sanzioni amministrative, di avvertimento, di sospensione, di trasferimento e di licenziamento. Questo perché esistono ancora funzionari poco inclini a disfarsi delle tare dell’amministrazione reazionaria corrotta, disgustosa e puzzolente. Ma il CNR tenderà la mano a chi verrà sancito. Offrirà loro il riscatto sotto diverse forme e così, quando le sanzioni avranno corretto la loro condotta, proveranno la gioia di ritrovarsi lavoratori sani, produttivi e utili alla società.

Allo stesso modo, finché tutti i nostri compatrioti ed i loro mercenari non avranno compreso che i privilegi delle minoranze sono sanciti e che è vano provare a considerare la riconquista dei paradisi antipopolari, finché si lasceranno guidare dalla follia di assaltare il potere popolare, noi non potremo far altro che sbarrar loro la strada, energicamente. Questi insensati ci costringeranno a fermarli e ad incarcerarli.

I nostri nemici interni ed esterni devono sapere che, finché continueranno gli intrighi ed i complotti contro la nostra Rivoluzione, anche noi continueremo legittimamente a difenderci. È troppo facile finanziare e armare i controrivoluzionari per attaccarci e invocare i diritti dell’uomo, agitare i giornali, le agenzie di stampa e le organizzazioni umanitarie per giudicarci colpevoli in anticipo, senza alcuna prova. Quando si fanno esplodere i depositi a Bobo-Dioulasso ed a Ouagadougou, quando si spara selvaggiamente sui nostri giovani compagni di guardia, nessuno si commuove e nessuno ne parla. Ma appena replichiamo, appena reagiamo per salvare il nostro popolo e la sua rivoluzione, si trova ovunque chi suona l’allerta e scatena i cuori dei piangenti. La commedia è durata abbastanza. Giudicheremo e puniremo i cospiratori al soldo dei potenti che vogliono distruggere la nostra Rivoluzione. Questo dev’essere chiaro a tutti. Noi diciamo forte ciò che facciamo alla luce del giorno, davanti al mondo. E abbiamo compreso la tattica del nemico. Ci invia i cospiratori, gli assassini. Quando li fermiamo, grida all’attentato, alle libertà individuali e ci manda altri cospiratori.

Se tacciamo per rispetto alle organizzazioni umanitarie, persiste e minaccia di rovesciarci e di mettere il paese a ferro e fuoco. Basta ! Il ricatto è durato abbastanza. Ma generosi e fedeli alla pedagogia rivoluzionaria, ci sforzeremo di spiegare e di convincere. Tutti i detenuti saranno giudicati perché possano approfittare della scuola del popolo, riconoscere i loro errori, espiarli, considerarsi con il loro popolo oppure, ostinarsi nell’opposizione ed imporci di adottare contro di essi la violenza.

Aspettando, ridurremo le pene di molti detenuti, ne libereremo altri e dichiareremo conclusa l’azione giudiziaria rivoluzionaria impegnata contro alcuni di loro. Civili, militari, sindacalisti sino ad allora detenuti, colpevoli di attentato alla RDP ed all’ordine pubblico, potranno in molti beneficiare in questo anniversario della grazia presidenziale. Il CNR spera che ogni beneficiario di questa clemenza parziale o totale sappia approfittare dell’opportunità che gli è offerta per riscattarsi. Ma se per caso una qualsiasi recidiva riportasse uno di loro davanti alle forze di sicurezza, l’interessato dovrà comprendere che avrà legittimato da sé le gravi sanzioni che dovrà subire.

Per permettere sempre alle nostre donne, alle nostre sorelle di non continuare a soffrire dei disordini degli uomini, faremo in modo che gli stipendi smettano d’essere di sola proprietà dell’uomo per diventare una proprietà familiare. Lo stato non costringe nessuno al matrimonio, ma esige che chi fonda una famiglia si assuma le sue responsabilità. Dobbiamo metterci al posto dei nostri uomini e dei nostri bambini. Ci sono degli uomini che trasformano le loro donne in domestiche a domicilio, rifiutando loro tuttavia persino lo stipendio di domestica e dissipano in futilità il denaro destinato alla famiglia. Questo, che del punto di vista della semplice morale è amorale, per la RDP è inaccettabile. Per questo motivo sono studiate misure per permettere alle donne di ricevere dal loro marito tramite il governo, ciò che noi chiamiamo “salario vitale”.

Noi ci aspettiamo dai nostri artisti che risollevino i nostri valori tradizionali e da ogni musicista un’integrazione degli strumenti tradizionali insieme a quelli moderni e la padronanza di un ricco repertorio della nostra musica.

Compagne e compagni militanti della RDP, in questo secondo anniversario della nostra rivoluzione vorrei a nome di tutti voi ridire al mondo intero gli ideali di pace, di libertà e di amicizia che ci animano. Preoccupati di praticare un vicinato dinamico e positivo con i vicini che ci circondano, moltiplicheremo i passi fraterni, privilegeremo il dialogo per fare fallire le manovre divisioniste, la neo balkanizzazione. La nostra fede nell’unità africana si consolida ancor più in rapporto ai problemi politici, socioeconomici e ci dimostra che, nei confronti dell’imperialismo, noi, riguardo all’Africa, abbiamo solo un’alternativa: morire ciascuno per suo conto o resistere, sopravvivere e vincere insieme. La nostra Rivoluzione comunica con tutte le altre Rivoluzioni sorelle comprendendo e preparandosi ad assumere la sua parte di responsabilità nell’internazionalismo liberatore. In attesa che termini il nostro mandato di membro del Consiglio di sicurezza delle Nazione Unite, non mancheremo mai alla missione di difensore del diritto dei popoli contro la barbarie e la ferocia cieca della confraternita internazionale di Belzebù.

Siamo fieri e felici che il popolo Sahraoui ogni giorno di più affermi i suoi diritti, quando in Africa Australe, le forze patriottiche per i loro assalti ripetuti cominciano a mettere la mostruosità bianca con la schiena al mare ed a preparare contro di lei l’ hallali.

Rinnoviamo il nostro sostegno al popolo palestinese ed all’OLP che ne dirige la lotta e alla sua resistenza feroce contro il sionismo.

L’anniversario che celebriamo con la libertà dei diritti politici ed ideologici rinforza la nostra marcia verso la rivoluzione e verso un’unione con il Ghana, che si fa strada a disprezzo dei tentativi di blocco sviluppati dall’imperialismo e dai suoi servi locali che sbavano di rabbia.

La festa sta per iniziare, vorrei esprimere la gratitudine e la solidarietà del popolo burkinabé a tutti gli stranieri che, vivendo da noi o fuori dal nostro Faso, subiscono, nel silenzio della loro intima convinzione, gli attacchi, il sarcasmo e diverse pressioni tesi a spezzare lo slancio di generosità, di solidarietà e di comunione che cresce con la lotta del nostro popolo. Hanno contribuito alla cassa di solidarietà, hanno posato la loro parte di rotaia, con noi hanno piantato gli alberi. Sono stati insultati. Non hanno risposto. Salutando la loro costanza, vorrei dir loro che oramai, separeremo la pula dal grano. Quella pula, che ha roso la nostra fiducia ed esaurito la nostra pazienza, ha scatenato la nostra collera. Ormai non taceremo più davanti alle calunnie, alle ipocrite manovre dei parassiti.

Popolo del Burkina, cari fratelli e sorelle,

Come non vibrare all’unisono, camminare al passo cadenzato con migliaia di militanti che, nelle nostre città e nelle nostre campagne, si sono mobilitati per celebrare due anni di successo, due anni di un test meravigliosamente riuscito, che dà il diritto di sfidare valorosamente e temerariamente l’avvenire e le sue insidie!

La parata alla quale stiamo per assistere non sarà niente di meno che una processione alla gloria del nostro nuovo Faso, e la marcia radiosa verso ciò che la RDP ci riserva. Quest’anno, abbiamo ricordato il doppio tema dell’albero e della mobilitazione popolare.

Rinverdire la nostra patria sarà una realtà perché il nostro popolo l’ha deciso.

Ed ogni giorno che passa, la sua mano feconda accarezza generosamente una terra nutritiva trascinata nella dinamica del successo senza fine della RDP. La mobilitazione per la difesa popolare vedrà le donne. E le nostre donne orgogliose nelle loro belle uniformi, equipaggiate con la sicurezza delle loro armi, esprimono questa sintesi felice di cui la RDP e la sua politica di buon vicinato hanno il segreto.
Si tratta dell’incontro di Venere e Marte. Sì, questa tenerezza d’amore, di pacifica e conciliante madre, ragazza o amante consiglierà sempre la pace e la concordia tra i popoli. Ma se qualche oligarchia decadente o spinta da masse popolari in rivolta, ci provocasse, ebbene per quanto ci riguarda, la nostra vigilanza non saprà mancare. Poiché innanzi tutto le nostre donne, le altre in seguito, saprebbero far sollevare in massa tutto un popolo; due anni di Rivoluzione hanno reso possibile in Burkina Faso la felice e permanente alleanza dei militari del popolo condotti dalla profondità di queste amazzoni dei tempi moderni, che ora scenderanno il viale dell’indipendenza, guerriere dal dolce sorriso e dalle grazie seducenti di furiose audacie.

Compagne e compagni militanti della RDP, miei cari fratelli e sorelle del Burkina, termino queste pagine con un ritorno allo sport, in onore del nostro Kadiogo che, dall’inizio dei festeggiamenti, ci ha già piazzato nella trilogia delle vittorie. Ed è per questo che per il III° anno e per gli anni a venire, il Consiglio Nazionale della Rivoluzione ha deciso a favore delle masse popolari la soppressione, l’estinzione totale degli arretrati delle tasse che alcuni nostri fratelli stanno continuando a pagare pesantemente ed in modo traumatizzante. Per questo motivo a favore di tutto il popolo burkinabè, la cui disciplina e vigilanza sono la nostra principale garanzia contro ogni attacco da qualsiasi parte arrivi, il CNR ha deciso la soppressione del coprifuoco.

Compagni, come voi sapete, per noi si tratta di vivere, agire e vincere, di provare in questo modo che noi sappiamo opporci alla sconfitta, facendo nascere l’uomo della libertà contro l’uomo del destino.

A tutte e a tutti, a tutti i nostri amici venuti da lontano, un buono e felice anniversario.

Patria o morte vinceremo !

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