di Guy-Marius Sagna

Tra poco sarà un quarto di secolo che Thomas Sankara è scomparso. Al Pantheon dei degni figli d’Africa assassinati dagli ex coloni e dai loro complici africani, egli ha raggiunto Lumumba, Um Nyobé, Félix Moumié, Osendé Afana, Ben Barka, Outel Bono, Pierre Mulele, ecc. Ma oggi che l’Africa ha più che mai necessità dello spirito e dell’azione sankarista, Guy-Marius Sagna si rammarica che Sankara non sia il riferimento che avrebbe dovuto essere.

Quale fiaccola antimperialista è stata spenta! Quale cuore rivoluzionario i cui battiti sono stati fermati!

In Africa, i popoli, da Tunisi a Ouagadougou passando per il Burkina ed il Senegal, lottano per costringere i regimi imposti a “liberarli”! I popoli tentano di uscire da questo nuovo sonno che faceva dire al militante comunista senegalese Lamine Arfang Senghor: “I neri hanno dormito troppo a lungo. Ma, diffida, Europa! Coloro che hanno dormito per molto tempo non torneranno a dormire quando si sveglieranno. Oggi, i neri si svegliano”.

Questi popoli, come in Senegal, sono legittimamente alla ricerca di un progetto collettivo di uscita dal sottosviluppo. È l’esasperazione generalizzata e dicono: “ne abbiamo abbastanza!”. Questi popoli che hanno visto la loro carne segnata dal fuoco semi-coloniale per 50 anni di tradimenti e di false promesse delle elité, si sono impegnati in questo 2011 in processi di rimessa in discussione e di rifiuto, che colpiscono a frusta piena i poteri corrotti.

Questi popoli disperano dei loro dirigenti, delle loro elité e della loro classe politica. È per questo che occorre ricordare ai popoli che l’Africa non ha saputo soltanto coltivare Bokassa, Mobutu, Houphouët, Senghor, Habré, Bongo, Eyadema, Ahidjo, ecc. ma ne ha allevati altri fra i quali Sankara, questo figlio che gli è stato brutalmente tolto il 15 ottobre dell’anno 1987, ventiquattro anni fa.

E’ importante sapere che oggi i popoli soffrono per i loro martiri dopo 50 anni con Traoré, Diouf, Biya, Wade, Compaoré, Déby… questo accade perché i degni figli dell’Africa di cui Sankara è l’ultimo di un lungo elenco, sono stati assassinati dai vecchi coloni e dai loro complici africani.

Um Nyobé assassinato nel 1958, Félix Moumié assassinato nel 1960, Osendé Afana assassinato quindi decapitato il 15 marzo 1966, Mehdi Ben Barka, il Marocchino, scomparso a Parigi il 29 ottobre 1965, il suo corpo non sarà mai trovato, Outel Bono, del Ciad, assassinato il 26 agosto 1973 a Parigi, Pierre Mulele assassinato il 2 ottobre 1968. Quest’ultimo è certamente quello la cui morte è stata più crudele. Da vivo, la dittatura fascista gli ha strappato le orecchie, tagliato il naso, strappato gli occhi delle orbite, tagliato gli organi genitali. Sempre vivo, gli hanno tagliato le braccia, quindi le gambe, prima di gettarne i resti umani in una borsa nel fiume Congo.

Tutti questi uomini sono stati assassinati da USAfrica e Franciafrica di cui uno dei loro agenti, Bourgi, ci consegna oggi “confidenze” pubbliche dettate da stratagemmi elettorali in Francia! Questa Franciafrica non ha fatto soltanto trasferimento di fondi tra i vari membri della sua rete, ma ha anche ucciso in Africa.

Cosa hanno fatto tutti quest’uomini, fra i quali Sankara, per essere assassinati prima e nei periodi successivi alle indipendenze, dallo spaventoso ed orrendo imperialismo?

Sankara ha smascherato e denunciato l’imperialismo: “Incoraggiamo l’aiuto che ci aiuta a dare aiuto. Ma in generale la politica d’assistenza e d’aiuto finisce generalmente per disorganizzarci, controllarci e deresponsabilizzarci. Il debito è sapientemente una riconquista organizzata dell’Africa, (…) affinché ciascuno di noi diventi lo schiavo finanziario. È tutto un sistema che sa esattamente ciò che occorre e cosa proporre. (…) Sono investimenti felici per gli investitori. Il debito, è ancora il neo-colonialismo dove i colonizzatori si sono trasformati in assistenti tecnici; in realtà, dovremmo dire che si sono trasformati in assassini tecnici; e sono loro che ci hanno proposto fonti di finanziamento”. Per porre fine a questa politica e riconquistare l’indipendenza, Sankara ha proposto di rompere con la sottomissione: “Occorre rivelare che può esserci serenità per i nostri popoli soltanto se giriamo radicalmente le spalle a tutti i modelli che hanno provato a venderci durante questi 20 anni. Non può esserci per noi sviluppo al di fuori di questa rottura”.

Ha enunciato e cominciato un’altro modo di fare politica, che consiste nel servire il popolo e non di servirsene, come fanno questi proconsoli africani parassiti che ostacolano le nostre possibilità di sviluppo: “Tribunali popolari della rivoluzione (TPR) sono istituiti per giudicare pubblicamente le malversazioni pubbliche: i processi sono pubblici e ritrasmessi alla radio e televisione. I colpevoli sono condannati a rimborsare il denaro rubato. Diminuisce il tenore di vita dei dirigenti: Sankara e tutti i ministri circolano in Renault 5. Le automobili di lusso del governo sono vendute per costruire scuole nei villaggi. I ministri e i funzionari in missione viaggiano in classe economica ed affittano camere in hotel poco costosi. I ministri percepiscono i loro salari al livello d’origine”.

Risultato: il bilancio del paese, in deficit di 1 miliardo nel 1983, diventa in attivo di 2 miliardi nel 1985.

Questi 50 anni hanno mostrato, attraverso i casi di Sankara e degli altri membri del nostro pantheon, che l’imperialismo accetta molto più facilmente un attacco contro 38 dei 39 articoli di una costituzione, che contro un trentanovesimo dei suoi interessi in Africa. “L’imperialismo razionalizzato” ha cercato con tutti i mezzi di fermare “la ruota della storia” fino e ivi compreso, all’assassinio di capi politici. Impossibile da comprendere la situazione attuale dei nostri paesi e delle nostre classi politiche senza questo sguardo alla storia.

Il processo normale di sviluppo endogeno è stato fermato a più riprese in Africa dalla schiavitù, dalla colonizzazione, dalla semi colonizzazione. E l’assassinio di Sankara è stato un modo per stroncare sul nascere ogni velleità di sviluppo. Ironia della sorte, sono le menzogne dei media al soldo degli assassini che ci impongono griglie di letture razziste su una presunta incapacità congenita dei neri di svilupparsi e sulla democrazia che non potrebbe essere applicata in Africa! Culmine della tragedia, ci sono degli africani che si dicono élite e che se ne fanno eco!

Ecco perché è importante che giovani, donne, classi popolari e lavoratori panafricani e rivoluzionari conoscano il nome di Sankara e la sua opera. Oltre all’ammirazione straordinaria che l’evocazione del suo nome produce in particolare nella gioventù, c’è qui una sfida fondamentale: Sapere per comprendere; Comprendere per agire; Agire per cambiare; Cambiare per uscire dal sottosviluppo.
Quest’attaccamento della gioventù e dei popoli nei confronti di Sankara cozza con l’atteggiamento dei nostri capi e dell’attuale classe politica. Quali sono i partiti politici che alimentano i loro membri con la storia di Sankara? Quali sono le organizzazioni politiche che commemorano Sankara nel loro programma di formazione? Chi insegna la visione e l’azione di Sankara? Chi ha la fotografia di Sankara nel proprio ufficio? Non è significativo che la parte principale della nostra classe politica non abbia Sankara per riferimento?
È qual’è l’opposto di Sankara? È un politico che vivrà del denaro del contribuente, che si arricchirà alle spalle del contribuente, che trova normale dirigere nel lusso, lusso che non avrebbe avuto in tempo normale, che lo renderà complice delle grandi potenze capitaliste contro il popolo.

Il nuovo tipo di dirigente di cui i nostri popoli sono assetati sarà somigliante a Sankara o non sarà. Tuttavia di fronte al pessimismo, al fatalismo ed alla sottovalutazione di sé imposti dalla sovranità dell’ideologia coloniale e neocoloniale che spinge a pensare che Sankara sia unico ed impossibile da sostituire, diciamo che Sankara è il risultato necessario dell’imperialismo che genera inevitabilmente la resistenza dei popoli, che produce inevitabilmente Sankara.
Sankara è un anticorpo prodotto dal nostro continente malato del cancro che è l’imperialismo: “Ogni uomo, grande o piccolo, (…) è il riassunto ed il prodotto di tutto il popolo nel seno del quale viene alla vita”, diceva Salvador Madariaga.

Così si sono scritti i primi 50 anni della nostra indipendenza. Il primo anno del secondo cinquantennio ha grande speranza di essere riscritto, con la gioventù ed i popoli della nostra storia.
In questa ventiquattresima commemorazione dell’assassinio di Sankara, “rivisitare questi eventi storici alla luce delle evoluzioni regressive che si abbattono sul continente africano, sui popoli neri ed in modo generale sui popoli oppressi, è oggi una necessità imperiosa, non di fare soltanto opera ’storica’, ma di riarmare la giovane generazione degli Africani che si interrogano sulla sorte catastrofica dei popoli africani e soprattutto sulle prospettive ed alternative, perché l’Africa si ricolleghi al progresso sociale e l’indipendenza nazionale. È ad una riflessione su questo passato di lotta e sul futuro, che siete invitati”. (Fode Roland Diagne, citato da Ferñent).

Guy-Marius Sagna traduzione Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Fonte : http://www.resistenze.org/sito/te/po/bf/pobfbm01-009878.htm

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