Scritto il 01/3/11

fuente : http://www.libreidee.org/2011/03/sangue-sulla-protesta-la-rivolta-si-estende-allafrica-di-sankara/

Il vento rivoluzionario del Nord Africa e del Medio Oriente ora spira anche sugli altipiani del continente nero, nel “paese dei puri” fondato dal presidente-martire Thomas Sankara, assassinato nella capitale Ouagadougu dopo aver sfidato lo strapotere neo-coloniale dell’Occidente: proprio il Burkina Faso ora è sull’orlo della rivolta, dopo che il regime filo-francese di Blaise Compaoré ha fatto reprimere nel sangue la protesta popolare scatenatasi per l’ennesimo crimine del governo, l’uccisione dello studente Justin Zongo, bastonato a morte dalla polizia. La situazione nel paese africano è ritenuta esplosiva, dopo la feroce ondata di repressione: 7 morti in appena tre giorni.

L’assassinio del giovane Justin Zongo è stato compiuto a Koudougou, la città del famoso giornalista Norbert Zongo, a sua volta ucciso nel 1998 per aver Oumarou Clément Ouédraogoavviato scomode inchieste sul suo giornale, “L’Indépendant”, riguardo al presidente-dittatore, già braccio destro di Sankara, sospettato di aver preso parte direttamente all’omicidio del leader rivoluzionario, in un complotto in parte ancora oscuro di cui sono accusati la Libia di Gheddafi e, dietro le quinte, la Francia, con il consenso preventivo della Cia. La storia del paese si è fermata nel 1987, quando è stato assassinato Sankara, l’uomo che aveva debellato la fame e dichiarato guerra allo sfruttamento del terzo mondo: un virus pericoloso, che avrebbe potuto contagiare l’intera Africa, il continente che è da sempre il nostro sfortunato forziere.

Da allora, Blaise Compaoré ha ricondotto il Burkina Faso al rango di paese-vassallo completamente assoggettato alla politica finanziaria occidentale, fondata sulla dipendenza dagli scambi commerciali imposti, a svantaggio della popolazione, e sotto il controllo di un’élite corrotta. Sotto la cenere, la rivolta ha sempre covato: il paese non ha dimenticato il suo “liberatore”, sacrificatosi in nome della libertà e della dignità africana. Implacabile e soffocante la repressione, che si è fatta ancora più selvaggia ora che la società burkinabé fa il tifo per la spettacolare rivoluzione democratica in corso nei paesi arabi. La stretta del regime si è fatta sanguinosa, confidando anche nella quasi-certezza dell’impunità per i crimini commessi in un paese Blaise Compaoré con Muhammar Gheddaficosì remoto e povero, senza risorse strategiche, sempre lontano dai riflettori internazionali.

«Il regime Compaoré continua a contare i suoi cadaveri nel paese di Thomas Sankara», scrive il 26 febbraio il prestigioso sito francese curato da Bruno Jaffre e dedicato al presidente rivoluzionario assassinato. Sette morti nello spazio di tre giorni: «La morte di un giovane studente, Justin Zongo, bastonato dalla polizia a Koudougou, è sfociata in manifestazioni di rabbia represse selvaggiamente». Oltre alle 7 vittime finora accertate, il bilancio parla di almeno un centinaio di feriti. Numerose le città investite dalle manifestazioni: Koudougou, Ouagadougou, Ouhigouya, Réo, Poa, Kindi, Leo, Koupela. «L’opposizione ha chiamato la popolazione a “tenersi pronta”. Le manifestazioni rischiavano di estendersi, il potere ha dunque chiuso le scuole ma la situazione resta esplosiva».

I movimenti rivoluzionari che scuotono i paesi arabi non potevano restare a lungo senza avere ripercussione in Burkina Faso, il paese di Thomas Sankara. E’ nata una pagina internet (“Movimento Blaise Compaoré deve andarsene dal Burkina Faso”) riunendo velocemente parecchie centinaia di persone. Sul web, i ribelli ripercorrono – con feroce sarcasmo – gli episodi salienti della macelleria condotta dallo spietato Compaoré a partire dall’assassinio di Sankara, sul quale giuristi di mezzo mondo continuano a chiedere che sia istituita una commissione d’indagine internazionale, dopo che le Nazioni Unite hanno inutilmente “invitato” il Burkina Faso – in modo pletorico – a Burkina Faso poliziaimpegnarsi per arrivare alla verità sulla tragedia che ha stroncato il giovane leader panafricano.

«Sankara – scrivono gli oppositori, sfoderando il loro humour nero – è stato ucciso perché ha estratto il suo revolver, altrimenti i fedeli del traditore Blaise Compaoré erano andati al Consiglio con l’intenzione di disarmarlo». Un altro martire del Burkina Faso, Oumarou Clément Ouédraogo, «è certamente morto perché trasportava una bombola di gas nella sua automobile», così come lo studente Guillaume Sessouma, vittima del carcere per Amnesty International, «è certamente morto per aver inavvertitamente bevuto dell’arsenico nel suo laboratorio all’università di Ouagadougou». E ancora: Dabo Boukari, studente di medicina, «è certamente morto per un’overdose di medicinali», mentre il reporter Norbert Zongo, il cui corpo fu bruciato dai killer, «è stato assassinato dai contadini o dai bracconieri».

La lista delle infamie continua: dal giovanissimo Flavien Nébié, «morto per avere inghiottito la sua penna bic di scolaro al ritorno dalla scuola a Boussé», fino all’ultima delle vittime della polizia, Justin Zongo, «morto a causa della sua meningite». Gli oppositori non hanno dubbi: «Ecco la menzogna di Stato di cui Blaise Compaoré si serve e propina al nostro popolo per continuare ad ucciderci e regnare a vita». Sul web circolano foto rubate all’obitorio dove sono stati accumulati gli ultimi cadaveri. Come l’assassino Gheddafi, anche Compaoré, l’amico fraterno della Francia, reagisce sparando sulla folla, violentando all’infinito il paese di Sankara. Fino a quando? (info: www.thomassankara.net).

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